
Italia, stermina la famiglia a fucilate: “È fuggito”. Ora la notizia shock – Il recente allontanamento di Elia Del Grande dalla struttura di casa lavoro a Castelfranco Emilia ha riportato all’attenzione nazionale il delicato tema delle misure di sicurezza applicate ai detenuti in Italia e del difficile percorso di reinserimento sociale. Del Grande, originario di Cadrezzate e noto per il tragico sterminio della propria famiglia avvenuto nel 1998, aveva terminato una lunga detenzione durata più di venticinque anni. La sua fuga, avvenuta con modalità ingegnose tramite cavi elettrici intrecciati per scavalcare un muro di sei metri, ha suscitato numerose reazioni tra istituzioni e cittadini.

Italia, stermina la famiglia a fucilate: “È fuggito”. Ora la notizia shock
Attraverso una comunicazione inviata a Varese News, Del Grande ha espresso dure critiche verso il sistema delle case lavoro italiane, evidenziando profonde carenze dal punto di vista del reinserimento e della tutela dei diritti. Secondo il suo racconto, queste strutture assomigliano più a ex ospedali psichiatrici giudiziari che a veri strumenti di rieducazione, ospitando spesso persone con disturbi mentali che non trovano posto nelle Rems (Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza).
La vicenda di Del Grande si inserisce in un contesto giudiziario complesso: il 6 e 7 gennaio 1998, insieme a un complice, l’uomo uccise la madre Alida, il padre Enea e il fratello Enrico, tentando poi la fuga in Svizzera dove fu fermato dalle autorità elvetiche. Il caso sconvolse la comunità locale e portò a una lunga serie di processi e valutazioni di pericolosità sociale. Al termine della detenzione, la sorveglianza aveva disposto per Del Grande la misura della casa lavoro nel modenese, ritenendo ancora sussistente il rischio di recidiva. Tuttavia, l’ex detenuto, dopo aver ricostruito una parvenza di normalità nella propria esistenza, ha deciso di abbandonare la struttura, denunciando condizioni che riteneva peggiori rispetto al carcere.

La detenzione e il percorso giudiziario di Elia Del Grande
Il percorso giudiziario di Elia Del Grande è stato segnato da due distinti processi, che hanno portato inizialmente a una condanna all’ergastolo. Successivamente, la pena fu ridotta a 30 anni per il riconoscimento della semi-infermità mentale, e la detenzione è durata in totale 26 anni e 4 mesi. Nel luglio 2023, Del Grande ottenne la libertà vigilata, un traguardo che sembrava segnare l’avvio di una nuova fase di reinserimento. Nella mail indirizzata alla redazione, Del Grande racconta di aver cercato di ricostruire la propria vita: «Avevo ritrovato un equilibrio personale e familiare». Tuttavia, la decisione del magistrato di Sorveglianza di imporre nuovamente la misura restrittiva della casa lavoro, ha interrotto il percorso appena iniziato, riportando l’ex detenuto in una condizione che lui stesso definisce più repressiva rispetto alla precedente esperienza carceraria.
Del Grande sottolinea poi come la stigmatizzazione sociale sia ancora una barriera insormontabile per chi ha compiuto reati gravi, nonostante abbia scontato la propria pena: «Qualsiasi pena uno possa pagare in questo Paese, rimarrai sempre la persona responsabile del gesto commesso». Secondo il suo racconto, la realtà delle case lavoro si traduce spesso in un prolungamento della detenzione per coloro che non dispongono di una rete familiare o di una dimora stabile, costringendo molti a una condizione di isolamento sociale e di incertezza sul futuro.
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