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Emanuela Orlandi, cosa c’è dietro il suo omicidio: lo “scoop” de “Il Dubbio”

Che fine ha fatto Emanuela Orlandi? Che ne è stato della cittadina vaticana scomparsa a soli 15 anni dal centro di Roma il 22 giugno del 1983? Sono passati quasi quarant’anni da quel giorno eppure i familiari non hanno ancora una risposta. È notizia di queste ore che l’onorevole del Partito democratico Roberto Morassut ha chiesto l’istituzione di una Commissione di inchiesta bicamerale sui casi riguardanti la scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori e l’omicidio di Simonetta Cesaroni. Ed è sempre di oggi un’inchiesta uscita su «Il Dubbio», che prende in considerazione la figura del cardinale Marcinkus, americano di Chicago, figlio di immigrati italiani salito in cima alle gerarchie del Vaticano con la direzione dell’istituto delle opere religiose. Ma andiamo con ordine…

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Emanuela Orlandi, cosa c’è dietro il suo omicidio: lo “scoop” de “Il Dubbio”

Come racconta Daniele Zaccaria su «Il Dubbio» il filone di indagine più promettente e in fondo più verosimile è quello che vedrebbe protagonista proprio il cardinale Marcinkus, “all’epoca dei fatti direttore dello Ion, la Banca Vaticana, i fondi neri ai polacchi di Solidarnosc in chiave antisovietica e la Banda della Magliana”. “Sembra un patchwork di elementi suggestiva e scollegati”, esordisce il giornalista, che però a poco a poco nella sua inchiesta cerca di fare ordine. “All’inizio degli 80 l’apparizione del sindacato Solidarnosc nei cantieri di Danzica guidato dal carismatico Lech Walesa fa scricchiolare il regime sovietico del generale Jaruzelky, per il Vaticano con a capo un papa polacco e decisamente anticomunista sembra quasi fisiologico sostenere il movimento di Walesa e che ormai conta nove milioni di aderenti”, spiega Zaccaria. Il regista di tale operazione è il cardinale Marcinkus. (continua a leggere dopo le foto)

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Che fine ha fatto Emanuela Orlandi?

“Tramite il Banco Ambrosiano dell’amico Roberto Calvi, il ‘banchiere di Dio’, Marcinkus fa pompare milioni di dollari nelle casse di Solidarnosc attraverso operazioni opache“, facendo rimbalzare il denaro per paradisi fiscali e filiali occulte di mezzo mondo, “Panama, Bahamas, Lima, Managua prima di farlo arrivare a Varsavia”, spiega Zaccaria. A seguire il crack del Banco Ambrosiano con il suicidio di Calvi ritrovato impiccato sotto il ponte dei frati neri a Londra. E chi si fa avanti? “I creditori che non sono proprio dei cherubini”, puntualizza il giornalista. “Tra loro c’è Pippo Calò, il ‘cassiere’ di Cosa Nostra, che aveva stretto un accordo con la banda della Magliana di Giuseppucci, Abbatino e ‘Renatino’ De Pedis per la gestione e il monopolio dello spaccio di eroina nell’hinterland romano. Secondo questa interpretazione, ipotizzata dal giudice Rosario Priore, il rapimento della cittadina vaticana Emanuela Orlandi sarebbe stato un ricatto della Mafia che avrebbe usato ‘i bravi ragazzi’ della Magliana allo scopo di riottenere i soldi prestati”, prosegue Zaccaria.

Ed è quanto sostiene anche il pentito Antonio Mancini, che avrebbe riconosciuto la voce del telefonista che il 28 giugno del 1983, sei giorni dopo il sequestro, chiamò casa Orlandi per dire di aver visto Emanuela senza però chiedere un riscatto: sarebbe un certo “Rufiftto”, un sicario al servizio di De Pedis. Ed ecco che siamo arrivati al caso Orlandi. (continua a leggere dopo le foto)

L’inchiesta de «Il Dubbio»

Anche Maurizio Abbatino, tra i più influenti della Magliana, avrebbe confermato tale versione: “Emanuela Orlandi fu rapita da De Pedis per i soldi che aveva dato a personaggi del Vaticano. Soldi finiti nelle casse dello Ior e mai restituiti. E non c’erano solo i miliardi dei Testaccini ma pure i soldi della mafia. L’omicidio di Michele Sindona e quello di Roberto Calvi sono legati al sequestro Orlandi. Se non si risolve il primo non si arriverà mai alla verità sul presunto suicidio di Calvi e sulla scomparsa della ragazza”, ha sottolineato il giornalista. Parole pesantissime. Emanuela Orlandi, dunque, secondo tale importante inchiesta, sarebbe stata rapita dalla banda romana per ricattare il Vaticano e costringerlo a restituire i fondi prestati dalla mafia per finanziare Solidarnosc. L’accusa è forte, tutto è ancora da chiarire.

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