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Famiglia nel bosco, il duro intervento di Matteo Salvini: parole pesantissime

Salvini: bambini allontanati? Una “violenza ingiustificata”

A sostegno della sua tesi contro l’allontanamento, Matteo Salvini ha tracciato un profilo idilliaco della famiglia nel bosco, enfatizzando le scelte di vita alternative adottate da Nathan Trevallion e Catherine Birmingham. Il Ministro ha descritto i tre bambini come cresciuti “in mezzo alla natura”, sottolineando che la loro istruzione avviene regolarmente, tramite “educazione scolastica a casa come altre 16 mila famiglie in Italia”. Un aspetto che Salvini ha messo in luce con particolare enfasi è l’assenza di tecnologie moderne, un elemento che per lui rasenta l’eccezionalità: “Bimbi senza telefonini, un miracolo!”. Questa assenza di smartphone e televisione è stata presentata come una virtù, in netto contrasto con la società moderna, e ha cercato di normalizzare il loro stile di vita facendo un paragone storico: “Ma quanti dei nostri nonni aveva il bagno fuori casa?”.

L’obiettivo di questa descrizione “bucolica” è chiaro: dimostrare che la famiglia, nonostante le condizioni di vita non convenzionali, non presentasse i presupposti per un intervento di forza. L’insistenza sul fatto che i bambini stiano bene e siano educati, anche se in modo alternativo, serve a rafforzare la tesi che l’allontanamento sia stato un “sopruso” e un’azione di “violenza ingiustificata”. La speranza del Ministro si è tradotta in un desiderio pubblico e accorato. Qual è l’appello finale lanciato da Salvini ai giudici?

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L’appello di Salvini ad uno Stato “che entra con la forza”

Concludendo il suo intervento, Matteo Salvini ha espresso il profondo impatto emotivo che la vicenda ha avuto su di lui, affermando che il caso lo ha “colpito profondamente” e “angosciato”. La sua riflessione si è allargata al ruolo dello Stato e ai valori democratici, mettendo in discussione la legittimità dell’azione compiuta. Il Ministro ha sintetizzato la sua posizione in una frase lapidaria e di forte impatto politico: “Uno Stato che entra con la forza in casa di una famiglia non è uno Stato in cui voglio crescere i miei figli”. Questa dichiarazione sottolinea la sua visione di uno Stato che dovrebbe essere protettivo e non invasivo, specialmente nelle dinamiche familiari.

L’appello finale del leader della Lega è un augurio che si trasforma in una pressione pubblica diretta verso il Tribunale dei Minorenni dell’Aquila: “Spero – ha aggiunto – che sia una delle ultime notti che quei tre bimbi passeranno lontani dall’affetto della loro mamma e del loro papà”. Le dichiarazioni di Salvini, che hanno trasformato il caso della famiglia nel bosco in un casus belli politico contro la magistratura e i servizi sociali, mantengono alta l’attenzione sul futuro dei tre minori e promettono sviluppi incandescenti nel dibattito pubblico italiano.

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