La casa proposta dal Comune e il rifiuto dei genitori
A complicare ulteriormente il quadro arriva anche il racconto del sindaco di Palmoli, secondo cui l’amministrazione avrebbe tentato più volte di aiutare concretamente la famiglia. In particolare, sarebbe stata messa a disposizione un’abitazione alternativa, più vicina al centro abitato e conforme agli standard di sicurezza richiesti. I genitori, però, avrebbero rifiutato l’offerta. «Sono molto rigidi, non vogliono cambiare le loro abitudini», ha spiegato il primo cittadino, sottolineando come la coppia abbia sempre scelto uno stile di vita improntato all’isolamento e all’autosufficienza. Una scelta che, in tempi normali, sarebbe semplicemente personale; ma in questo contesto diventa un elemento decisivo per le valutazioni dei magistrati.

Il dibattito resta acceso: chi difende i genitori e chi sostiene il tribunale
Le reazioni continuano a dividersi in modo netto. Da un lato, chi ritiene che i bambini debbano tornare subito nella loro casa nel bosco, ritenendo eccessiva l’ingerenza dello Stato nelle scelte educative. Dall’altro, chi sostiene che la priorità debba essere il benessere psicologico e sociale dei minori, e che l’intervento del tribunale sia stato necessario per tutelarli.
In mezzo restano i tre bambini, affidati a una comunità, e un Paese che discute, spesso con toni esasperati, di educazione, libertà familiare, diritti dei minori e limiti dell’autorità giudiziaria. E ogni nuovo dettaglio, come il libro scelto dalla madre, diventa benzina su un fuoco che sembra lontano dallo spegnersi.