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“Fiocco arcobaleno per mio figlio o mia figlia”: la decisione dell’assessora scatena la polemica

Margherita Colonnello, padova

Un gesto simbolico può diventare un caso politico. È quanto è accaduto a Padova, dove un annuncio fatto sul palco di un Pride ha acceso un acceso dibattito sulla libertà individuale, i diritti dei minori e il ruolo della politica nelle scelte personali dei cittadini. Margherita Colonnello, assessora al Sociale del Comune, ha scelto di introdurre un simbolo nuovo nella tradizione dei fiocchi per neonati: un fiocco arcobaleno.

La frase pronunciata durante l’evento – «Non ti regalerò né il fiocco rosa né quello azzurro, ti regalerò un fiocco arcobaleno» – ha subito scatenato reazioni polarizzanti, riflettendo quel meccanismo spesso presente nel dibattito pubblico italiano: un singolo gesto o una frase possono amplificare le distanze tra le parti politiche, trasformando un atto personale in un terreno di confronto simbolico. La vicenda mette in luce come la politica moderna, sempre più comunicazione, finisca per intrecciarsi con le scelte private dei cittadini e persino dei propri amministratori, delineando nuovi equilibri e sfide sociali.

Margherita Colonnello

Il fiocco arcobaleno: simbolo di inclusione e libertà

A undici giorni dalla nascita del piccolo Aronne, l’assessora Colonnello ha trasformato la promessa in realtà, appendendo cinque fiocchi arcobaleno sulla porta del suo ufficio a Palazzo Moroni. Come riportato dal Corriere del Veneto, la scelta non era casuale: rappresenta un simbolo di inclusione, libertà e apertura, con l’obiettivo di permettere al bambino di crescere senza sentirsi vincolato a ruoli di genere predeterminati. L’assessora ha spiegato la scelta del nome: «Viene da lontano, attraversando secoli e culture.

Sa di ulivo, vite e vento del Mediterraneo. È il nome di un ragazzo che prima dei vent’anni partecipava alle barricate dell’Oltretorrente: era il nome di un tuo bis bis nonno e ti auguriamo, affidandotelo, che tu possa scegliere sempre la luce, la speranza e l’amore di fronte a tutto ciò che incrocerai nella tua via». Un gesto che coniuga memoria familiare, simbolismo culturale e una chiara dichiarazione politica sull’inclusione, trasformando il fiocco in un piccolo ma significativo messaggio.

Le critiche politiche e il dibattito sull’identità di genere

Il gesto dell’assessora non è passato inosservato e ha subito acceso una polemica politica. Luciano Sandonà, consigliere regionale, ha commentato con fermezza: «All’assessore Colonnello, ricordo che la natura stessa ci fa o uomini o donne, e se al pubblico amministratore padovano non va bene se la può prendere piuttosto solo con Dio. Ma i bambini devono essere lasciati stare».

La discussione ha rapidamente superato la sfera locale, toccando questioni più ampie come la differenza tra sesso biologico, rigidamente binario secondo alcuni, e identità di genere, considerata da alcuni un costrutto sociale. La polarizzazione delle posizioni – favorevoli a una maggiore libertà di scelta e contrari a qualsiasi interferenza nell’educazione di genere – evidenzia quanto spesso nel Paese anche un singolo gesto possa amplificare divergenze e ostacolare il dialogo politico.

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