Le altre imbarcazioni e la missione
Sulle barche più piccole della stessa flottiglia viaggiavano altri tre italiani: Beatrice Lio, marittima veneta; Lorenzo Bresciani, neurologo dell’ospedale di Padova; e Lorenzo Mollicone, attivista e giornalista del magazine indipendente Scomodo. Il progetto “Thousand Madleens to Gaza”, nome ispirato alla bambina palestinese Madeleine, simbolo dell’infanzia sotto assedio, riunisce decine di volontari provenienti da tutta Europa, uniti dal desiderio di rompere, anche solo idealmente, il blocco imposto da Israele. Le autorità israeliane hanno intercettato la flottiglia nelle prime ore del mattino, ordinando lo stop e il trasferimento dei passeggeri verso il porto di Ashdod per l’identificazione. Al momento non risultano episodi di violenza, ma le comunicazioni con i familiari sarebbero ancora limitate.

Le reazioni e l’attesa
Fonti diplomatiche italiane stanno seguendo la vicenda con attenzione. Il Ministero degli Esteri, contattato dall’ANSA, ha fatto sapere che sono in corso verifiche sulla posizione dei cittadini italiani coinvolti e che “la priorità è garantire assistenza consolare e accertare le loro condizioni”.
Il fermo delle imbarcazioni arriva in un momento di forte tensione in Medio Oriente, con Gaza ancora al centro della crisi umanitaria più grave dell’ultimo anno. E mentre cresce la pressione internazionale per un cessate il fuoco stabile, la nuova flottiglia di attivisti, ribattezzata “bis” per distinguerla dalle missioni analoghe del passato, rappresenta l’ennesimo gesto simbolico di disobbedienza civile. Per ora, restano sotto custodia israeliana i sei italiani che avevano scelto di affrontare il mare per un’idea di giustizia e di pace. Un viaggio iniziato come atto di solidarietà e finito, almeno per ora, nel silenzio di un porto sotto controllo militare.