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“Torniamo indietro”. Flotilla, é caos dopo le parole di Mattarella: cosa succede

Attivisti della Global Sumud Flotilla a bordo di una delle imbarcazioni dirette verso Gaza, in un clima di forte tensione e dibattito interno.

“Torniamo indietro”. Flotilla, é caos dopo le parole di Mattarella: cosa succede – La Global Sumud Flotilla, la missione umanitaria internazionale che punta a raggiungere Gaza per chiedere la fine del blocco imposto da Israele, attraversa ore di grande incertezza e tensione. Nelle ultime ventiquattro ore, a bordo delle navi si sono susseguite accese discussioni e riunioni prolungate che hanno portato a una rottura tra i partecipanti. Circa venti attivisti, tra cui molti italiani, hanno scelto di lasciare la spedizione, citando ragioni di stanchezza, timori per la sicurezza o divergenze politiche rispetto alla strategia adottata dal comitato direttivo.

“Torniamo indietro”. Flotilla, é caos dopo le parole di Mattarella: cosa succede

L’ultimo confronto ha messo in luce due anime distinte del movimento: da una parte chi considera la missione già un successo in termini di visibilità e sensibilizzazione internazionale sulla crisi nella Striscia di Gaza; dall’altra, chi teme gravi rischi per l’incolumità degli equipaggi, specie dopo le recenti segnalazioni di possibili attacchi imminenti e le prese di posizione delle autorità israeliane. In questo clima, la mediazione proposta dalla Conferenza Episcopale Italiana e dal Patriarca Pierbattista Pizzaballa è stata valutata con attenzione, ma non ha impedito che si acuissero le divisioni.

Difficoltà interne: cosa sta succedendo

La decisione di abbandonare la Flotilla da parte di una parte dei partecipanti rappresenta un segnale chiaro delle difficoltà interne. Queste tensioni si riflettono anche nelle chat e nei messaggi diffusi dagli attivisti, che descrivono un clima di forte pressione e incertezza. Alcuni hanno espresso la volontà di proseguire a ogni costo, altri hanno invocato prudenza e una riflessione più approfondita sulle conseguenze di un eventuale scontro con la marina israeliana. Il rischio di una escalation è reale: negli ultimi anni, infatti, le precedenti edizioni della Flotilla si sono sempre fermate a ridosso delle acque internazionali, venendo poi intercettate dall’IDF (l’esercito israeliano) prima di poter avvicinare la costa di Gaza. Tuttavia, alcuni membri sembrano intenzionati ad andare oltre, ipotizzando la possibilità di forzare il blocco navale e spingere per una risposta più incisiva da parte della comunità internazionale.

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