
Nitzana, sud di Israele – Le testimonianze raccolte nelle ultime ore dagli avvocati che seguono i membri della Global Sumud Flotilla evidenziano una situazione di detenzione particolarmente difficile. Dopo oltre quarantotto ore senza accesso a un legale, alcuni attivisti hanno riferito di aver subito maltrattamenti, insulti verbali e di trovarsi in condizioni precarie, sia dal punto di vista psicologico che fisico. L’avvocata Suhad Bishara dell’ong Adalah ha dichiarato che i detenuti sono stati accolti nel carcere di massima sicurezza di Ktziot, nel deserto del Negev, dove sono stati portati subito dopo il fermo nel porto di Ashdod.
Leggi anche: Flotilla, 4 parlamentari fermati: poi l’annuncio. Lo hanno fatto solo a loro
Leggi anche: Italia, scontri al corteo pro Palestina: arrivano le ambulanze, situazione drammatica

Le condizioni di detenzione
L’episodio ha attirato l’attenzione di numerosi osservatori internazionali, soprattutto dopo il racconto, confermato da fonti diplomatiche europee, di attivisti «provati dalle notti insonni e dal caldo estremo», con temperature che hanno superato i 30 gradi. Funzionari italiani, presenti nella struttura, sarebbero stati incaricati di prestare assistenza consolare, monitorando costantemente la situazione e riferendo alle rispettive autorità.
Secondo quanto riferito dall’avvocata Bishara, la maggior parte degli attivisti mantiene un atteggiamento collaborativo, pur mostrando segni evidenti di stanchezza. Gli episodi di abuso sarebbero avvenuti già durante l’attracco, dove alcuni avrebbero subito «abusi verbali e fisici». “Racconteranno tutto in prima persona quando sarà possibile“, ha dichiarato la legale.
Motivi della scelta del carcere Ktziot
Il trasferimento degli attivisti nel carcere di Ktziot non sarebbe dovuto a una volontà di aggravare la loro detenzione, ma piuttosto alla necessità logistica: si tratta dell’unica struttura nel sud di Israele in grado di ospitare contemporaneamente centinaia di persone. Secondo quanto riportato dall’agenzia Reuters, la selezione della struttura sarebbe dettata dall’elevato numero di fermi effettuati in poche ore.
Il carcere di Ktziot è noto per essere uno dei principali penitenziari di alta sicurezza del Paese, situato non lontano dal confine con l’Egitto. Negli ultimi anni, la prigione è stata spesso utilizzata per la detenzione di soggetti coinvolti in vicende di rilievo internazionale, suscitando ripetute preoccupazioni da parte delle organizzazioni per i diritti umani.

Procedura giudiziaria e tempi di attesa
Al momento, le procedure giudiziarie risultano sospese: il Paese è infatti fermo fino a domenica mattina in occasione delle festività religiose. Gli attivisti che hanno accettato l’espulsione immediata dovranno comunque attendere la ripresa dei voli per lasciare il territorio israeliano. Una minoranza ha invece dichiarato l’intenzione di impugnare il provvedimento di espulsione: in questi casi, le autorità israeliane hanno annunciato che sarà avviato un procedimento per ingresso illegale nello Stato di Israele, con la possibilità di un processo a breve termine.
Scopriamo tutti i dettagli nella pagina successiva