I dubbi sull’impronta “33”: le parole della madre di Andrea Sempio
L’impronta 33 è tornata al centro del caso a seguito di una perizia commissionata dalla difesa di Stasi. Ma la madre di Andrea Sempio sottolinea: «Quello che dicono i legali di Stasi dovrà essere verificato. Che ci sia sudore o sangue noi non lo possiamo sapere». Daniela ammette che suo figlio frequentava quella casa, che conosceva bene Chiara, e che un’impronta di sudore potrebbe avere una spiegazione naturale: «Andrea ha frequentato quella casa. Ma l’impronta di mio figlio c’è solo in quel punto della casa e non ce ne sono da nessuna altra parte?».

Un’indagine che divide ancora
Il nome di Andrea Sempio era già stato preso in considerazione nel 2016, quando un’analisi dattiloscopica lo collegò a una delle tracce presenti sul pavimento della villetta. Ma la Procura, allora, ritenne che non ci fossero elementi per proseguire. Ora, con la nuova perizia della difesa di Stasi, l’ipotesi Sempio viene riproposta con forza, e ha spinto la magistratura a iscriverlo nel registro degli indagati. Ma l’opinione pubblica si spacca. Da una parte c’è chi ritiene che ogni pista debba essere seguita, dall’altra c’è chi legge in questa mossa un tentativo tardivo e disperato di riaprire un caso ormai giudiziariamente chiuso. La signora Daniela non è nuova alla battaglia per difendere suo figlio. In passato, ha già rilasciato dichiarazioni, ha sempre sostenuto la trasparenza di Andrea, e ora ribadisce con forza che non può essere lui l’assassino di Chiara Poggi. «Mio figlio non ha nulla da nascondere», afferma con forza.