Vai al contenuto
Questo sito contribuisce alla audience di

Garlasco, il genetista Capra analizza le prove: nuove prospettive e limiti scientifici

L’indagine sull’aplotipo Y e i suoi limiti

In questa nuova fase, l’inchiesta coinvolge Andrea Sempio come indagato in concorso con soggetti ignoti o con Alberto Stasi, ex fidanzato della vittima e già condannato in via definitiva. L’attenzione degli esperti si è focalizzata sull’aplotipo Y, una sequenza genetica di origine maschile. Tuttavia, la natura dell’aplotipo Y permette solo di ricostruire una linea paterna, senza giungere a un’identificazione personale e certa. Questo limite è stato ribadito dal genetista Capra, che ha evidenziato come la scienza non consenta, in questo caso, di individuare un responsabile unico.

Le indagini genetiche, infatti, possono indicare la presenza di un soggetto di sesso maschile, ma non consentono di restringere il campo a un individuo solo. Questo aspetto è di particolare rilevanza, poiché evita di trarre conclusioni affrettate su responsabilità che devono essere dimostrate con elementi certi e inequivocabili. Il contributo scientifico, quindi, si limita a fornire indicazioni di carattere generale, escludendo la possibilità di identificazione puntuale attraverso l’aplotipo Y.

Approfondimento scientifico e confronto con altri casi

Capra ha espresso il proprio dissenso rispetto a interpretazioni superficiali delle analisi genetiche, affermando che “in genetica non ci si improvvisa” e che non si può “giocare con le parole”. Nel caso della garza, la quantità di DNA ignoto rilevata risulta estremamente ridotta. Si tratta di DNA nucleare appartenente al cromosoma Y, ma il suo valore identificativo è nullo, poiché non permette mai di riconoscere in modo esclusivo un singolo individuo. Il genetista ha ribadito questo concetto con fermezza, sottolineando la necessità di attenersi a criteri scientifici rigorosi.

Un ulteriore elemento di confronto è rappresentato dal caso di Yara Gambirasio, in cui la prova genetica ha avuto un ruolo determinante per la condanna di Massimo Bossetti. Capra ha sottolineato che, a differenza di quel procedimento, nel caso di Chiara Poggi la traccia genetica risulta di quantità trascurabile e la garza potrebbe essere stata contaminata da più persone. Tali circostanze riducono notevolmente il valore probatorio del reperto.

L’affidabilità delle prove genetiche, in questo contesto, è quindi fortemente limitata dalla ridotta quantità di DNA e dalla possibile manipolazione del materiale di prova. L’ipotesi della contaminazione della garza emerge come il principale elemento di discussione fra gli esperti, evidenziando l’importanza della corretta gestione e conservazione dei reperti fin dal momento del prelievo.

L’attenzione posta da Capra sulla distinzione tra “profilo completo di DNA” e “traccia infinitesimale di DNA nucleare” è fondamentale per una corretta interpretazione scientifica. Solo la presenza di un profilo completo permette l’attribuzione certa a un soggetto; al contrario, tracce minime e frammentarie non consentono identificazioni utili. Questo principio, secondo Capra, deve guidare ogni valutazione tecnico-scientifica, evitando semplificazioni eccessive o conclusioni non supportate dai dati.

Gestione dei reperti e rischi di contaminazione

La gestione della garza dopo il prelievo risulta uno snodo cruciale nell’affidabilità delle analisi genetiche. Ogni passaggio, dalla raccolta alla conservazione, può influire sulla qualità e sull’integrità del DNA estratto. Secondo Capra, l’ipotesi più plausibile è che la porzione centrale della garza sia stata afferrata e contaminata, come testimoniato dal basso livello di DNA della vittima riscontrato proprio in quella parte del reperto, nonostante la garza sia stata posizionata nella bocca di Chiara Poggi.

La presenza di tracce infinitesimali di DNA ignoto, che non appartengono alla vittima, rafforza la tesi di una contaminazione esterna. Capra precisa che il ritrovamento di queste tracce non equivale in alcun modo a un profilo genetico completo, e dunque non permette l’identificazione di un nuovo sospetto in modo affidabile e scientificamente valido. La rigorosità dell’analisi è fondamentale per evitare interpretazioni errate dei risultati, che potrebbero generare aspettative infondate nell’opinione pubblica.

Il genetista ha inoltre ribadito che la scienza forense richiede un metodo scrupoloso e una valutazione attenta del contesto in cui vengono raccolti i reperti. Ogni termine utilizzato ha un significato specifico e non può essere banalizzato: “Ogni termine scientifico ha un significato preciso”. La differenza tra “profilo completo di DNA” e “traccia infinitesimale di DNA nucleare” non è solo terminologica, ma sostanziale, poiché determina la portata delle conclusioni che si possono trarre dalle analisi.

Il contributo di Capra mira a fornire una ricostruzione chiara e oggettiva dei dati scientifici, senza alcun sensazionalismo, a beneficio della famiglia della vittima e del procedimento giudiziario. L’obiettivo è evitare che si diffondano false interpretazioni e garantire che la ricerca della verità proceda nel rispetto della correttezza metodologica e della prudenza necessaria nell’analisi di tracce genetiche minime e potenzialmente contaminate.

Considerazioni finali sul valore delle analisi genetiche

L’intervento di Capra nel caso Garlasco rappresenta un esempio di come la scienza forense debba essere applicata con la massima precisione e cautela. Le sue dichiarazioni, supportate da principi scientifici consolidati, invitano a considerare con attenzione il valore delle analisi genetiche nei procedimenti penali, soprattutto quando le tracce sono di quantità ridotta e il rischio di contaminazione è elevato. Solo una rigorosa aderenza ai protocolli può garantire risultati affidabili e utili per la giustizia.

La posizione espressa dal genetista si inserisce in un contesto più ampio di dibattito sulle metodologie e sui limiti delle prove scientifiche nei casi giudiziari. Il caso Garlasco, con le sue complessità e i suoi sviluppi, conferma la necessità di affidarsi sempre a competenze specialistiche e di evitare qualsiasi forma di improvvisazione nell’interpretazione dei risultati. La chiarezza, l’oggettività e la trasparenza rimangono criteri essenziali per garantire un corretto accertamento della verità, nell’interesse delle parti coinvolte e dell’intera collettività.

Pagine: 1 2
powered by Romiltec

©Caffeina Media s.r.l. 2025 | P. IVA: 13524951004


Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure