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Garlasco, l’avvocato di Sempio sull’assassino: “Un’idea ce l’ho”

Rapporti tesi con la Procura: “Questo non è un processo, è un circo”

La strategia della difesa è netta: attacco frontale agli inquirenti. Lovati accusa la Procura di aver tenuto un atteggiamento scorretto. «Io ho 73 anni, e pretendo rispetto. Il gioco deve essere leale», afferma. L’episodio più contestato riguarda la richiesta di rifare le impronte di Sempio il 16 aprile: «Hanno convocato il mio assistito senza avvertire me. Ma i difensori sono due. Come si permettono?». A rappresentare Sempio anche l’avvocata Angela Taccia, che in un post sui social ha parlato di “guerra dura senza paura”. «Una frase che non sta né in cielo né in terra – commenta Lovati – ma che non giustifica l’attacco mediatico subito. Non solleviamo inutili questioni». Il clima tra accusa e difesa è sempre più teso. «La Procura è il mio avversario, non il mio amico. Io non vado da loro, anche se mi invitano. Vado solo se mi obbligano», ha ribadito Lovati, definendo l’intera vicenda «un processo mediatico prima che giudiziario». Un atteggiamento che segnala come la difesa si stia preparando a una lunga battaglia, in attesa di una decisione sulla richiesta di archiviazione o l’apertura di un processo.

«Non Stasi. Non Sempio. Fu un sicario»

Il momento più clamoroso dell’intervista arriva nel finale, quando l’avvocato si sbilancia su chi possa essere, secondo lui, il vero colpevole dell’omicidio. «Stasi non è l’assassino. Sempio nemmeno. Per me è stato un sicario», afferma con sicurezza. Alla domanda diretta se abbia in mente anche un mandante, Lovati risponde: «Sì, ma me lo tengo. Non è suffragata né da fonti di prova né da indizi». Un’ipotesi inquietante, che apre scenari nuovi e finora mai esplorati nelle indagini. Se così fosse, il delitto Poggi assumerebbe i contorni di un omicidio premeditato su commissione, lontano dalle ricostruzioni basate su motivi passionali o personali. Lovati chiude con un obiettivo chiaro: «Io voglio un decreto di archiviazione. Farò di tutto per ottenerlo. L’ennesimo».

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