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Garlasco, la svolta nelle ultime ore. Così cambia tutto: cosa succede

Completate le analisi su impronte e Dna: che scenari si aprono ora

I risultati, ora ufficiali, escludono la presenza di impronte digitali e tracce genetiche riconducibili ad Andrea Sempio fra le circa sessanta rilevate all’interno dell’abitazione. Restano invece accertate la presenza del DNA della vittima e una traccia genetica su una confezione di Estathé attribuita ad Alberto Stasi, elemento già emerso nelle precedenti fasi d’indagine. Tuttavia, al centro dell’attenzione rimane l’analisi del DNA prelevato da sotto le unghie di Chiara Poggi, questione che ha animato lunghe discussioni in aula e che continua a rappresentare un nodo irrisolto.

Immagine delle indagini sulle impronte nella casa di Chiara Poggi a Garlasco

Le nuove analisi scientifiche e il ruolo del DNA

Il lavoro dei periti si è confrontato con una difficoltà oggettiva: il materiale originale prelevato nel 2007 era già stato completamente esaurito nel 2014, durante una precedente perizia a cura del professor Francesco De Stefano. Come chiarito dalla genetista Albani nella recente udienza del 26 settembre, il profilo genetico ottenuto è un “aplotipo parziale misto non consolidato”, ovvero una traccia incompleta e contaminata da un altro DNA maschile, ancora più deteriorato. “Non potrò mai dire, e ci tengo a sottolinearlo, che quel profilo è di Tizio, perché è proprio concettualmente sbagliato essendo un aplotipo”, aveva precisato la genetista. La sua posizione è netta: nessuna identificazione univoca può essere fatta partendo da questi dati, che consentono solo di individuare una generica linea familiare, non una singola persona.

Un passaggio fondamentale riguarda l’attendibilità dei risultati. La dottoressa Albani ha infatti sottolineato che un profilo genetico si considera affidabile soltanto se confermato da almeno due sessioni di analisi svolte in condizioni identiche, ottenendo letture sovrapponibili. In altri momenti dell’incidente probatorio, questo criterio è stato rispettato (come per l’identificazione dell’“ignoto” su una garza), ma non nel caso delle tracce sotto le unghie di Chiara Poggi: “In questo caso non abbiamo due sessioni analitiche che siano state eseguite nelle medesime condizioni”, ha puntualizzato la perita.

L’utilizzo della biostatistica e di software avanzati, già impiegati in passato sia dalla Procura di Pavia sia dalla difesa di Stasi, ha permesso di calcolare una percentuale di compatibilità con l’aplotipo Y, ovvero la linea paterna del DNA. Tuttavia, anche questo elemento non fornisce una prova individuale, ma solo un’indicazione generica di compatibilità genetica. Le parti dovranno ora confrontarsi su questi concetti chiave: compatibilità, DNA misto, traccia parziale e risultato non consolidato. Un terreno di confronto che si preannuncia ancora acceso e dall’esito incerto.

La posizione di Andrea Sempio dopo le ultime perizie

La posizione di Andrea Sempio resta quindi sospesa tra la richiesta di chiarezza e la difficoltà oggettiva di attribuire alla sua persona le tracce ritrovate sulla scena del crimine. Il trentasettenne, amico del fratello di Chiara Poggi, è indagato per concorso in omicidio, ma dalle analisi appena depositate non emergono elementi oggettivi che ne colleghino il profilo genetico o dattiloscopico ai reperti raccolti nell’abitazione della vittima. In particolare, i consulenti di Sempio, Stasi e della famiglia Poggi non hanno ancora avuto accesso formale alle relazioni: potranno ritirarle in cancelleria solo a partire da oggi.

La Procura di Pavia, invece, avrebbe già visionato i documenti e starebbe valutando ogni dettaglio per stabilire le prossime mosse processuali. Il termine fissato per la presentazione delle osservazioni da parte delle parti è il 16 dicembre, mentre la discussione conclusiva, alla presenza dei periti, è prevista per il 18 dicembre. Un appuntamento che potrebbe segnare una svolta definitiva nell’incidente probatorio e, forse, nell’intera vicenda giudiziaria che da diciassette anni tiene col fiato sospeso l’Italia.

Il contesto processuale e il peso delle nuove prove

Le indagini su Garlasco hanno da sempre rappresentato uno dei banchi di prova più delicati per la scienza forense italiana. L’attenzione mediatica, le pressioni sociali e le aspettative della famiglia Poggi hanno contribuito a rendere ogni fase del procedimento un vero e proprio teatro di confronto tra periti, consulenti e magistrati. Ogni dettaglio, ogni nuova relazione, ogni dichiarazione pubblica si trasforma in un tassello fondamentale per la ricostruzione dei fatti e per la ricerca della verità processuale.

I risultati delle nuove perizie, pur non fornendo certezze assolute, contribuiscono a chiarire alcuni aspetti fondamentali: nessuna traccia diretta collega Andrea Sempio all’abitazione della vittima, mentre le evidenze genetiche e dattiloscopiche raccolte restano ancorate ai profili già noti della vittima e di Alberto Stasi. Il dibattito tra le parti si concentrerà ora sull’interpretazione dei dati e sulle possibili implicazioni giuridiche, in un clima di attesa che coinvolge non solo i protagonisti della vicenda ma anche l’intera comunità locale.

Prossimi passi e scenari futuri del caso Garlasco

La fase che si apre ora sarà determinante per capire quale direzione prenderà l’inchiesta. Dopo il deposito ufficiale delle relazioni e la presentazione delle osservazioni delle parti, il confronto tra i consulenti tecnici e i magistrati si farà ancora più serrato. L’udienza del 18 dicembre rappresenta uno snodo cruciale: sarà il momento in cui, alla presenza dei periti, verranno tirate le somme di un percorso che si protrae da oltre diciassette anni e che ha segnato profondamente la vita di una famiglia e di un’intera comunità.

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