Le criticità tecniche ereditate dagli esami del 2014
Un punto centrale della perizia riguarda le difficoltà legate alla mancata replicazione dei risultati ottenuti nel 2014. Secondo Albani, tale limite dipende dalle strategie analitiche adottate all’epoca dal perito della Corte d’Appello, Francesco De Stefano, che non quantificò il DNA e utilizzò diversi volumi di eluato nelle tre sessioni di tipizzazione Y. Questa scelta metodologica, si legge nella relazione, avrebbe compromesso la possibilità di ottenere risultati replicabili e comparabili, rendendo impossibile stabilire un esito “affidabile e consolidato” oppure, al contrario, dichiarare definitivamente non interpretabili quei profili a causa di possibili artefatti.

Il commento della difesa: «Una prova inutile»
Alla luce di quanto emerso, la difesa di Andrea Sempio ha commentato con toni netti. L’avvocato Liborio Cataliotti, insieme alla collega Angela Taccia, dopo aver ritirato la perizia ha dichiarato: «Non si può dire che sia riconducibile al giorno dell’omicidio, si tratta di artefatti. È una prova inutile». Secondo i legali, immaginare questa compatibilità come un elemento decisivo richiederebbe «un grande esercizio di fantasia». Intanto il documento entra agli atti dell’incidente probatorio, aggiungendo un altro tassello a un’indagine che, a distanza di anni, continua a sollevare dubbi e domande ancora lontane da una risposta definitiva.