
Caso Garlasco: un giallo ancora senza risposte
Il delitto di Garlasco continua a rappresentare una delle pagine più discusse della cronaca giudiziaria italiana. Chiara Poggi, ventiseienne, fu rinvenuta priva di vita nella casa di famiglia, nel pavese. Dopo anni di indagini e processi, nel 2015 la Cassazione ha condannato in via definitiva il fidanzato Alberto Stasi. Il percorso giudiziario, durato quasi dieci anni, è stato segnato da numerose polemiche su prove, perizie e modalità di gestione della scena del crimine.
Diversi aspetti delle indagini sono rimasti oggetto di confronto, tra cui la pulizia anomala delle scarpe di Stasi nonostante il sangue presente in casa e lo scambio di componenti tra biciclette sequestrate, sulle quali sono state trovate tracce genetiche riconducibili alla vittima. Questi elementi hanno mantenuto vivo il dibattito sulla verità processuale, spingendo la magistratura a nuove verifiche anche dopo la condanna definitiva.

‘Possibili irregolarità’: indaga la Procura
Negli ultimi anni, la procura ha aperto vari fascicoli paralleli nella speranza di chiarire le zone d’ombra che ancora avvolgono il caso. Le recenti perquisizioni, focalizzate su presunti episodi di corruzione e manipolazioni durante le indagini, dimostrano quanto la ricerca della verità sia ancora centrale dopo diciotto anni dai fatti.
L’obiettivo della magistratura è comprendere se errori, omissioni o pressioni abbiano condizionato il lavoro degli inquirenti e, di conseguenza, la ricostruzione dei fatti. Un compito complesso che si inserisce in una vicenda giudiziaria lunga e tormentata, ma che resta fondamentale per garantire trasparenza e giustizia in uno dei casi più emblematici della cronaca italiana.