I tempi della revisione
Cautela, però, resta la parola d’ordine. Nonostante le nuove ombre, l’avvocata non vuole alimentare illusioni premature: «Meglio attendere la chiusura delle indagini. Solo allora potremo valutare se esistono elementi nuovi e solidi per rimettere in discussione la condanna». Al momento, dunque, la difesa resta in attesa. La revisione di un processo già definito è una strada complessa, percorribile soltanto in presenza di fatti o prove sopravvenute in grado di minare le basi della sentenza definitiva.

Un caso che non smette di riemergere
L’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto in quella calda mattina di agosto del 2007, continua a segnare la storia giudiziaria italiana. La condanna di Stasi a 16 anni di reclusione aveva chiuso, almeno formalmente, una vicenda durata anni. Ma le polemiche, i dubbi e i colpi di scena non si sono mai spenti del tutto. Ora, con l’indagine su Venditti e il ritorno del nome di Andrea Sempio tra i fascicoli, il caso di Garlasco rischia di entrare in una nuova fase. Per la difesa di Stasi, si tratta di una chance inattesa, ma per le istituzioni giudiziarie è anche una ferita profonda, perché tocca la credibilità del sistema stesso. Per ora restano solo i fatti accertati: un magistrato indagato per corruzione, un atto di archiviazione che potrebbe non essere più ritenuto valido e una condanna definitiva che rischia di essere rimessa in discussione.
In attesa che la Procura di Brescia faccia chiarezza, lo stato d’animo è lo stesso che Bocellari attribuisce a Stasi: sconcerto misto a prudenza, la consapevolezza che ogni sviluppo può aprire scenari imprevisti, ma anche la necessità di non vivere più imprigionati in un caso giudiziario senza fine.