“Ignoto 3”: il DNA che potrebbe riaprire tutto
Uno degli obiettivi principali degli investigatori è escludere in modo definitivo l’ipotesi di una contaminazione del materiale genetico. Come evidenziato dall’avvocata Bocellari, sarà necessario “andare a prendere l’impossibile”, sottolineando l’importanza di condurre verifiche approfondite che possano chiarire la reale origine del profilo identificato come “Ignoto 3”. Solo un’analisi esaustiva potrà determinare se questa scoperta avrà un impatto concreto sull’intero procedimento.
Al momento, Alberto Stasi è detenuto in seguito alla condanna definitiva a 16 anni di reclusione, pronunciata nel 2015. Tuttavia, la presenza di un DNA sconosciuto potrebbe costituire, secondo la difesa, un elemento che richiede ulteriori indagini prima di poter considerare la vicenda realmente conclusa. La comunità attende con attenzione gli sviluppi, mentre le forze investigative continuano a lavorare per far luce su uno dei casi più discussi della cronaca nera italiana.
Leggi anche: Melina Frattolin trovata morta: cosa emerge dall’autopsia

Il peso del DNA nei casi di cronaca nera
Il ruolo del DNA nelle indagini criminali è centrale da diversi decenni. Nel caso Poggi, la scoperta di un profilo genetico non riconducibile ai principali sospetti offre nuove prospettive investigative. Gli esperti sottolineano come l’analisi forense debba essere condotta con la massima cautela per evitare errori di interpretazione. Le possibili contaminazioni rappresentano, infatti, una delle principali criticità quando si tratta di prove biologiche raccolte in contesti complessi come quello di un’autopsia.
Le prossime settimane saranno decisive per capire se la presenza del DNA “Ignoto 3” rappresenta una nuova pista concreta o se resterà un elemento di dubbio nella lunga storia giudiziaria del caso Garlasco. La magistratura e i consulenti sono chiamati a fornire risposte chiare e definitive, per garantire giustizia sia alla vittima sia alle persone coinvolte nell’indagine.