
Andrea Sempio e l’impronta “papillare 33”
Il destino della “papillare 33” – l’impronta compatibile in 15 punti con quella di Andrea Sempio – si gioca ora su altre tracce, mai analizzate o rivalutate con nuove tecnologie. Il 17 giugno si terrà un incidente probatorio davanti al gip del Tribunale di Pavia, decisivo per il futuro dell’indagine. «È logico-fattuale che l’impronta sulla parete della scala appartenga all’assassino», scrissero i carabinieri del nucleo investigativo di Milano nel luglio 2020, ma ciò non bastò alla Procura per evitare la seconda archiviazione.
Ora però l’attenzione si sposta anche su sei tracce murarie, ancora presenti, che potrebbero offrire nuove indicazioni. L’avvocato Antonio De Rensis, difensore di Alberto Stasi insieme a Giada Bocellari, ha annunciato che verrà depositata una consulenza tecnica per accertare la presenza di una traccia biologica nella famosa impronta.
Intanto, dopo anni di silenzio, prende la parola anche Mario Venditti, ex procuratore di Pavia, che per due volte ottenne l’archiviazione di Sempio. Per voce del suo avvocato Domenico Aiello, chiarisce di aver agito «considerata la attestata inservibilità e infruttuosità della prova scientifica» e in assenza di «riscontri oggettivi alle enunciate e mai provate “anomalie” delle precedenti indagini». Aiello sottolinea inoltre che oltre 40 magistrati si sono occupati del caso, alcuni tra i più autorevoli del tempo, e che ogni nuova iniziativa giudiziaria dovrà comunque confrontarsi con un giudicato consolidato da dieci anni.