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Garlasco, sulla scena del crimine spunta un nuovo DNA: “Nel cassetto dal 2007”

Le nuove indagini e il ruolo del DNA femminile

La riapertura del fascicolo sull’omicidio di Chiara Poggi ha portato a una rivalutazione degli elementi probatori, in particolare del DNA femminile individuato su diversi oggetti all’interno dell’abitazione. L’analisi del RIS di Parma del 2007, a pagina 145 della relazione, annota che “il profilo genetico non appartiene alla vittima” e che la traccia, benché insufficiente per una identificazione completa, rappresenta un dato oggettivo che non può essere trascurato.

Le evidenze raccolte includono il ritrovamento del DNA su tre superfici strategiche: il pomello della porta a soffietto della cantina, la leva del miscelatore del lavabo del bagno e la maniglia interna del portone d’ingresso. Ciascuna di queste tracce suggerisce un’interazione diretta con la scena del crimine e solleva dubbi sull’esclusiva presenza di Alberto Stasi durante l’omicidio.

  • Pomello della porta della cantina: luogo dove fu rinvenuto il corpo di Chiara Poggi, la cui accessibilità è centrale per la ricostruzione dei movimenti degli autori.
  • Leva del rubinetto del bagno: area dove, secondo gli atti, si sarebbero svolte operazioni di pulizia post delitto.
  • Maniglia interna del portone: punto di passaggio fondamentale che collega l’interno della casa all’esterno, connesso a una possibile fuga o movimentazione.

Nonostante la presenza di questo DNA sconosciuto, all’epoca non vennero effettuati confronti sistematici con i campioni salivari di tutte le donne vicine alla vittima o frequentatrici dell’abitazione. Questa mancanza di approfondimento rappresenta oggi una delle criticità principali evidenziate dagli esperti forensi e dagli avvocati impegnati nel riesame del caso.

Il quadro probatorio e la revisione degli atti

L’insieme delle tracce e degli indizi raccolti nella villetta di via Pascoli suggerisce un contesto più articolato rispetto alla ricostruzione processuale iniziale. La difesa di Stasi e chi sostiene la necessità di una revisione sottolineano come la pluralità di elementi materiali indichi l’azione di più persone, rendendo complessa la tesi del delitto commesso da un unico individuo.

La revisione degli atti, che coinvolge migliaia di pagine, sta facendo emergere dettagli trascurati in passato, tra cui la gestione delle prove biologiche e l’interpretazione dei risultati delle analisi genetiche. Il progresso delle tecnologie forensi dal 2007 ad oggi permette ora di ottenere informazioni più precise anche da campioni all’epoca considerati marginali.

Le nuove indagini prevedono anche la possibilità di confrontare il profilo genetico rinvenuto con DNA di soggetti non ancora esaminati o di riesaminare campioni già disponibili. Questa procedura potrebbe restringere il campo degli indiziati e contribuire a ridefinire la dinamica dell’omicidio, offrendo nuove opportunità per l’accertamento della verità.

La presenza di un DNA femminile ignoto, dunque, non rappresenta solo un dettaglio accessorio ma un elemento che, se contestualizzato correttamente, potrebbe rappresentare la chiave di volta per comprendere la reale successione degli eventi. Gli sviluppi attesi dalle indagini in corso potrebbero finalmente chiarire molti degli interrogativi rimasti insoluti e restituire giustizia, sia alla memoria di Chiara Poggi che alla comunità coinvolta.

Le prospettive future e le attese della giustizia

Il procedimento giudiziario in atto è seguito con attenzione anche dalle associazioni di tutela delle vittime e dagli osservatori della giustizia. L’apertura di nuovi scenari investigativi rafforza l’impegno delle autorità nel far luce su uno dei casi più discussi degli ultimi decenni, e pone le basi per una possibile revisione delle responsabilità penali attribuite in precedenza.

Nel contesto europeo, il caso Garlasco rappresenta un esempio emblematico delle difficoltà e delle sfide legate alla gestione delle prove scientifiche in ambito processuale. L’evoluzione della tecnologia DNA e la crescente attenzione alla rigorosità delle indagini rendono indispensabile un approccio costantemente aggiornato e multidisciplinare.

La speranza condivisa dagli operatori della giustizia è che le nuove analisi, unite a una rilettura critica degli atti, possano portare a un accertamento definitivo dei fatti, superando le ombre e le incertezze che hanno caratterizzato il caso fin dalle sue origini. La trasparenza e la completezza delle indagini sono oggi, più che mai, condizioni imprescindibili per restituire fiducia nelle istituzioni e nel sistema giudiziario.

In attesa degli esiti delle nuove indagini, il caso Garlasco continua a rappresentare una delle sfide più complesse e delicate per la giustizia italiana, chiamata a confrontarsi con le responsabilità e con il diritto alla verità di tutti i soggetti coinvolti.

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