
Garlasco, l’annuncio del pm: “Identificato dna sulla garza” – La vicenda giudiziaria relativa all’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco conosce una nuova fase, a quasi due decenni dai fatti. La Procura di Pavia ha reso noto tramite comunicato ufficiale che un profilo di DNA parziale e degradato rinvenuto su una garza utilizzata durante l’autopsia della vittima corrisponderebbe a quello di un uomo già sottoposto ad autopsia prima del delitto avvenuto il 13 agosto 2007. Il dettaglio apre nuovi scenari investigativi e pone interrogativi sulla gestione dei reperti durante le indagini.

Garlasco, l’annuncio del pm: “Identificato dna sulla garza”
Il DNA individuato sul reperto identificato con il codice 335283-114472 è stato confrontato con quello appartenente a cinque soggetti maschili. Uno di essi, identificato dal codice anonimo “153E”, ha evidenziato una concordanza parziale di alleli. Secondo la nota firmata dal procuratore capo Fabio Napoleone, questa compatibilità viene definita “suggestiva” dagli investigatori, pur non configurando al momento una prova definitiva. La presenza di materiale genetico estraneo su uno strumento medico-legale utilizzato per i prelievi orali dalla vittima mette in dubbio la correttezza della catena di custodia dei reperti e solleva la questione della possibile contaminazione degli strumenti utilizzati durante l’autopsia. Sempre secondo la Procura, il profilo genetico rilevato non appartiene a nessuno degli indagati noti, incluso Alberto Stasi, l’ex fidanzato di Chiara Poggi già condannato in via definitiva. Per approfondire la natura della traccia genetica, la Procura ha affidato nuovi accertamenti scientifici alla professoressa Cristina Cattaneo, docente di antropologia e medicina legale presso l’Università di Milano. Secondo le prime ipotesi, la garza potrebbe essere stata contaminata da materiale biologico riconducibile a un altro cadavere esaminato in precedenza nella stessa sala autoptica.

Le indagini scientifiche e i possibili sviluppi
Il procuratore Fabio Napoleone ha sottolineato che potrebbe rendersi necessario eseguire la riesumazione del corpo dell’uomo deceduto 18 anni fa, associato al codice “153E”, per ottenere un profilo genetico completo che consenta la verifica definitiva della coincidenza. L’uomo in questione sarebbe morto per cause naturali e non risulterebbe coinvolto nella vicenda giudiziaria relativa all’omicidio di Garlasco. L’eventuale conferma di questa pista potrebbe incidere profondamente sulla validità dei reperti raccolti nell’ambito delle indagini e dei successivi processi. Il rischio di contaminazione, infatti, getterebbe ombre sulla gestione delle prove, aprendo la strada a possibili richieste di revisione processuale. Tuttavia, come precisano gli inquirenti, “non esistono elementi concreti per ritenere che il DNA in questione sia collegato all’autore dell’omicidio”.
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