“Ci dicevano: vi gasseremo”
Il racconto di Greta si fa ancora più agghiacciante quando parla delle minacce subite.
“Quando qualcuno sveniva, bussavamo alle gabbie e chiedevamo un medico”, spiega. “Le guardie arrivavano e dicevano: Vi gasseremo. Lo dicevano spesso. Sollevavano una bombola di gas e la sbattevano contro le sbarre per intimidirci”.
Parole che evocano immagini fortissime e che, se confermate, rappresenterebbero una gravissima violazione dei diritti dei detenuti.

“Non sono una vittima, sono una testimone”
Nonostante tutto, Greta Thunberg rifiuta di definirsi una vittima. “Il mio privilegio di cittadina europea mi ha protetta da abusi peggiori. Ma se questo è ciò che fanno a noi, che abbiamo visibilità e passaporti occidentali, possiamo solo immaginare cosa subiscono ogni giorno i palestinesi lontano dalle telecamere”.
Il suo messaggio è chiaro: denunciare per testimoniare, non per suscitare pietà.
“La nostra era una missione umanitaria”, ricorda. “Portavamo cibo e medicine, non armi. Non abbiamo commesso alcun atto illegale”.
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Dalla giustizia climatica ai diritti umani
Dopo anni di battaglie per il clima, l’attivista ventiduenne sembra pronta ad allargare il suo impegno a un fronte più ampio: quello dei diritti umani e contro ogni forma di oppressione.
“Il colonialismo, l’oppressione e la devastazione ambientale sono intrecciati”, spiega. “Combattere per la giustizia climatica significa anche opporsi all’apartheid”.
Un messaggio politico forte, che segna una nuova fase dell’attivismo di Greta Thunberg, sempre più globale e interconnesso con le grandi crisi del nostro tempo.
Nel frattempo, il governo israeliano non ha ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali sulle accuse, mentre il Ministero degli Esteri svedese ha confermato soltanto che “la cittadina svedese è stata assistita nel rispetto dei protocolli”.