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Guerra, la decisione che fa tremare l’Europa: cosa succede

L’Europa sempre più sola? Il piano francese per la difesa

L’allontanamento progressivo degli Stati Uniti dall’Europa, soprattutto sotto la presidenza di Donald Trump, ha portato molte capitali europee a fare affidamento su Parigi, l’unica potenza nucleare continentale autonoma. Nell’aprile precedente, la Svezia ha accolto sei Rafale per un’esercitazione, la prima svolta fuori dal territorio francese, con un chiaro messaggio di solidarietà nucleare rivolta ai partner europei. Sebbene i jet non fossero armati con testate, il gesto ha avuto un forte valore simbolico. L’allora ministro della Difesa, Sébastien Lecornu, dichiarava: «Il presidente Macron mi ha chiesto di discuterne con i partner europei».

Ombrello nucleare francese: cos’è lo scudo atomico

La Francia può contare su un arsenale nucleare completamente autonomo, frutto della strategia di grandeur avviata da Charles de Gaulle. Ogni anno, investe circa sei miliardi di euro per mantenere operativo un dispositivo composto da 50 Rafale armati con missili ASMP e quattro sottomarini strategici dotati di missili M51. Sebbene la forza numerica sia inferiore rispetto a quella della Russia — che dispone di circa 1.700 testate strategiche e numerose ogive tattiche — il principio della deterrenza si fonda soprattutto sulla determinazione politica all’uso del proprio arsenale.

Pattugliamenti, richieste polacche e il vuoto strategico europeo

I recenti sorvoli dei Rafale francesi in Polonia, avvenuti dopo un’incursione di droni russi, hanno avuto carattere convenzionale e nessuno dei velivoli era armato con testate nucleari. Tuttavia, la scelta di inviare tre caccia biposto dello squadrone Lafayette risponde a una strategia ben precisa: rassicurare Varsavia circa la disponibilità francese a intervenire anche in scenari estremi.

La Polonia storicamente sollecita la presenza di armi nucleari statunitensi sul proprio territorio, come già accade in altri paesi europei quali Italia, Germania, Belgio, Olanda e Regno Unito. La richiesta si è fatta più pressante nel 2023, quando Mosca ha dispiegato testate nucleari in Bielorussia, a poca distanza dal confine polacco. Tuttavia, la Casa Bianca guidata da Joe Biden ha sempre evitato decisioni che potessero accrescere la tensione con il Cremlino, lasciando così un vuoto di garanzie percepite dai paesi dell’Est.

Questa situazione ha spinto la Francia a proporre, dal 2020, un dialogo strategico sulla sicurezza collettiva europea. Nel maggio 2025, Emmanuel Macron ha chiarito i presupposti: la possibilità di schierare i Rafale della dissuasione in tutta l’Unione Europea, a condizione di un contributo economico da parte degli alleati e del mantenimento del controllo esclusivo francese sull’impiego delle testate. Un compromesso che, alla luce della crescente pressione russa, trova oggi un consenso crescente tra diverse capitali europee.

Nel frattempo, Parigi e Londra hanno firmato un accordo per l’integrazione dei comandi nucleari. Tuttavia, il Regno Unito rimane legato alle tecnologie statunitensi, mentre i colloqui con la Germania proseguono in un clima di maggiore prudenza. Danimarca, Svezia, Finlandia e i paesi baltici stanno valutando con attenzione l’ipotesi di una copertura nucleare europea guidata da Parigi.

Le dinamiche della deterrenza e il futuro della sicurezza in Europa

L’attuale scenario europeo è segnato da una crescente sfiducia nel sostegno garantito dagli Stati Uniti. La percezione di una possibile riduzione dell’impegno americano nella difesa del continente ha accelerato la ricerca di alternative, portando la Francia ad occupare una posizione di rilievo quale garante della sicurezza collettiva. L’arsenale francese, sebbene più limitato rispetto a quello russo, rappresenta oggi l’unico scudo atomico continentale realmente autonomo.

Un altro aspetto centrale riguarda la deterrenza nucleare come strumento politico e strategico. L’efficacia della deterrenza non si misura solo nei numeri, ma soprattutto nella credibilità e nella prontezza di utilizzo delle forze nucleari. La Francia, con la sua dottrina autonoma e la capacità di agire senza vincoli esterni, si propone come attore determinante nei futuri equilibri di sicurezza europei.

Il dibattito sulla nuclear sharing coinvolge sempre più paesi dell’Unione Europea, che si interrogano sulla necessità di una maggiore integrazione delle proprie politiche di difesa. In questo contesto, il dialogo tra Parigi e le altre capitali UE si fa sempre più centrale, così come la definizione di contributi e responsabilità condivise.

L’evoluzione delle minacce, in particolare da parte della Russia, spinge molti governi a riconsiderare i propri assetti difensivi. L’ipotesi di una difesa nucleare europea coordinata sotto la leadership francese appare oggi più concreta che mai, segnando un punto di svolta nella storia della sicurezza continentale.

Verso una nuova architettura della sicurezza europea

Quello che fino a poco tempo fa sembrava un progetto irrealizzabile, si sta trasformando in una soluzione concreta per affrontare le nuove sfide geopolitiche. In un’Europa che sente il peso dell’incertezza internazionale e della pressione militare russa, la Francia emerge come baluardo della sicurezza collettiva. L’approccio adottato ricalca lo spirito originario dello squadrone “Lafayette”: garantire libertà e sicurezza anche al di là dei propri confini, in nome della solidarietà tra i popoli europei.

Le prospettive future dipendono dalla capacità dei paesi membri di trovare un equilibrio tra autonomia, solidarietà e responsabilità condivisa. Il progressivo rafforzamento della cooperazione nucleare europea, la definizione di chiare regole di ingaggio e la trasparenza nelle decisioni strategiche saranno elementi chiave per assicurare una difesa efficace e credibile contro ogni possibile minaccia.

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