La politica italiana risponde: “Servono strumenti nuovi”
Non è passata inosservata la denuncia di Balti nemmeno a livello istituzionale. A prendere posizione è stata Simona Loizzo, deputata della Lega e presidente dell’Intergruppo parlamentare sulle nuove frontiere terapeutiche nei tumori della mammella. «Parole che condividiamo e sposo pienamente questa causa», ha dichiarato la parlamentare, ricordando come il problema dell’accesso ai farmaci oncologici sia ancora oggi una delle sfide più urgenti per la sanità. Loizzo ha anche ricordato i recenti progressi, come la prescrivibilità del farmaco Enhertu e il fatto che Trodelvy sia oggi rimborsabile, grazie anche all’impegno del suo gruppo parlamentare. Ma avverte: non basta. Per questo, la Lega ha depositato una proposta di legge per un fast track che consenta un accesso rapido ai farmaci salvavita. «La rapidità o meno con cui viene garantito un farmaco può fare la differenza tra la vita e la morte. Nessun paziente può essere sacrificato», ha concluso.

Un problema sistemico: il caso Balti è solo la punta dell’iceberg
Il caso di Bianca Balti ha acceso i riflettori su un tema troppo spesso sottovalutato: quello dei ritardi e delle difficoltà nell’accesso alle cure salvavita. La sua popolarità ha reso il problema visibile, ma le sue parole rappresentano anche il grido silenzioso di migliaia di pazienti che si trovano ogni giorno a fare i conti con ritardi, ostacoli burocratici e mancanza di responsabilità. Mentre il dibattito si allarga e tocca le istituzioni, resta l’interrogativo: quanto è fragile il sistema che dovrebbe tutelare la salute dei malati più gravi? La battaglia di Bianca Balti, oggi, è diventata molto più che una vicenda personale.