Quali sono i sintomi che indicano un ictus? Ogni anni, 180mila italiani vengono colpiti da questo disturbo. Ad oggi però, i molti studi sull’argomento, hanno permesso di individuare i sintomi che potrebbero salvarci la vita. I campanelli d’allarme sono stati descritti dal professor Alessandro Padovani, presidente della Società italiana di Neurologia a Il Messaggero. Durante l’ictus ischemico, un vaso sanguigno viene ostruito da un coagulo o da un embolo partito dal cuore. L’ictus emorragico invece avviene quando un’arteria si rompe all’interno del cervello. (Continua dopo le foto)
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Ictus, come riconoscerlo: i sintomi che possono salvarti la vita
È importante riuscire a riconoscere i sintomi dell’ictus perché quando si verifica il cervello non riceve sangue per un periodo di tempo e alcune cellule muoiono. Questo causa la perdita di alcune funzionalità come la parola o il movimento e in alcuni casi può provocare la morte. Come prevenirlo? “I campanelli d’allarme sono disturbi neurologici di breve durata, attacchi ischemici transitori, che si risolvono nel giro di 24 ore. Questi andrebbero riferiti subito al medico”, fa sapere Padovani che parla di sintomi quali disturbi della vista, formicolii a una parte del corpo o del viso, deficit di forza a una mano, a una gamba o a un braccio. Anche la sensazione di vertigini di una certa durata, perdita di equilibrio e coordinazione sono campanelli d’allarme da non sottovalutare. Indicano un’ictus emorragico un’alterazione dello stato di coscienza, anche breve, associata a un forte mal di testa e a una sensazione di ottundimento, ma anche cefalea lancinante in un soggetto che non soffre di mal di testa, associata a un annebbiamento della mente. (Continua dopo le foto)
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Cosa fare quando appare uno di questi sintomi?
Appena si ha uno di questi sintomi è il caso di presentarsi subito dal medico. “È bene non sottovalutare questi sintomi e segnalarli al medico di famiglia se si è una persona sana, senza fattori di rischio. Al contrario, se compaiono in soggetti al di sopra dei 65 anni e in presenza di fattori di rischio come una fibrillazione atriale, un’ipertensione o un diabete mal controllato è bene recarsi subito in pronto soccorso”, avvisa il professore. (Continua dopo le foto)
Come si cura un ictus quando viene preso per tempo
“Il tempo è prezioso soprattutto nel caso dell’ictus ischemico perché oggi abbiamo a disposizione terapie che possono riaprire l’arteria ostruita, migliorando radicalmente la prognosi”, fa sapere Padovani. “La maggior parte dei pazienti, può essere trattata con terapia trombolitica negli ospedali dotati di “stroke unit” o un reparto di medicina di emergenza. Ma la terapia trombolitica endovenosa si può iniziare in autoambulanza, gestita in telemedicina. È efficace nella maggior parte degli ictus ma lo è ancor più se associata alla trombolisi meccanica, effettuata con uno speciale catetere vascolare che, inserito dai vasi dell’inguine, arriva in prossimità dell’arteria occlusa nel cervello, per iniettarvi il farmaco trombolitico. La procedura può essere associata alla frantumazione meccanica del trombo. La finestra d’intervento per la trombolisi arriva a 6 ore, anche se prima si interviene, meglio è”. Quindi per risolvere un ictus va “rotto” e questo può essere fatto senza un intervento invasivo. (Continua dopo le foto)
L’ictus emorragico è più difficile da curare visto che la rottura del vaso sanguigno avviene nel cervello. “In presenza di campanelli d’allarme come episodi di cefalea durante uno sforzo, si può sospettare la presenza dell’aneurisma, individuarlo e trattarlo per via endovascolare, prima che si rompa – ha rivelato il professore -. A volte è necessario intervenire chirurgicamente. Altre volte si attende, controllando la pressione e somministrando farmaci in grado di accelerare la formazione di una stasi che permetta di tamponare la “ferita” che si forma nella parete del vaso”.