Il verdetto dell’Europarlamento e le sue implicazioni
La richiesta di revoca dell’immunità era stata formalizzata dalle autorità ungheresi, ma la Commissione Affari Giuridici aveva evidenziato il fumus persecutionis, ovvero il sospetto che le accuse nei confronti di Salis fossero motivate da ragioni politiche. Il Parlamento europeo ha accolto tali conclusioni, ribaltando le pretese di Budapest. L’eurodeputata, su Instagram, ha ribadito: «Siamo tutti antifascisti».
Durante le ore precedenti al voto, Salis ha dichiarato di aver vissuto momenti di forte ansia: «Avevo il terrore di tornare in Ungheria, sarebbe ricominciata la persecuzione. Ora chiedo solo un processo equo, ma in Italia». In aula ha portato con sé “dei pezzetti di ferro per scaramanzia”, gesti che testimoniano la tensione personale vissuta in questi mesi. Alla fine il verdetto: Ilaria Salis salva “per un solo voto di scarto, che paura. I nomi di chi mi ha aiutato? Non li farò mai. Con il voto palese sarebbe andata diversamente? Non lo possiamo sapere. Era un voto molto teso”, ha raccontato a La Repubblica.
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Le accuse del centrodestra
Il ricorso al voto segreto, promosso dai socialisti, potrebbe aver favorito il risultato a favore di Salis. Secondo fonti parlamentari, alcuni membri del centrodestra avrebbero sostenuto la sua posizione, provocando la reazione negativa di Matteo Salvini, che ha definito questi deputati “traditori”. “Se mancano alcune decine di voti nel cosiddetto centrodestra, qualcuno di nascosto ha mancato di parola”, le parole del leader della Lega.
La risposta di Salis è stata netta: “I veri traditori sono quelli che consegnerebbero una cittadina italiana a un regime autoritario”. Il forzista Flavio Tosi invece accusa i Patrioti, ovvero il gruppo della Lega. Nel quale c’erano molte assenze, il “18% dei suoi componenti, tra cui un italiano“, Aldo Patriciello. Assente, spiegano i leghisti, per motivi di salute.