Era in attesa da quasi 7 ore al pronto soccorso con forti dolori alla testa fin a che non viene colpita da un ictus. È il caso di una donna di 69 anni che per quasi sette ore ha aspettato che qualcuno la visitasse al pronto soccorso di Lecce. Ora la donna fa fatica a riconoscere i suoi familiari, non riesce a mangiare autonomamente e non si alza neppure dal letto. Ecco l’ennesimo caso di malasanità italiana.
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In pronto soccorso con dolori atroci per 7 ore: poi la terribile scoperta
Qualche giorno prima aveva chiesto più volte l’intervento del 118, poi ha deciso di presentarsi in ospedale spontaneamente. Ma era stata dimessa. Una donna di 69 anni originaria di Cavallino, provincia di Lecce, lo scorso 16 febbraio ha iniziato ad accusare forti dolori alla testa ha chiesto l’intervento dei sanitari del 118, che dopo averla visitata sono rientrati in ospedale; i dolori però erano tutt’altro che passati e la donna ha preso la decisione di recarsi al Vito Fazzi di Lecce due giorni dopo, ma anche qui, dopo una visita, è stata dimessa.
Solo poche ore dopo, però, le figlie riaccompagnano la madre in ospedale. “Abbandonata in pronto soccorso con codice verde a soffrire atroci dolori per quasi sette ore“, raccontano i familiari. L’accesso è rilevato alle 18:13, come riportato nella relazione del pronto soccorso. Dopo ben 6 ore e 22 minuti di permanenza in accettazione, l’anziana inizia a vomitare e viene colta da un ictus. Ha le pupille miotiche e viene trasportata d’urgenza in sala operatoria per essere sottoposta ad un intervento chirurgico. Conclusa l’operazione, la paziente viene trasferita in Rianimazione. È entrata in coma. (continua dopo la foto)
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Come sta adesso la 69enne
I familiari hanno presentano una denuncia alla polizia che hanno aperto un’indagine per valutare le responsabilità dell’accaduto. “Non è possibile – dicono – che durante tutte le ore di permanenza in pronto soccorso nonostante i dolori atroci, tutti coloro che sarebbero potuti intervenire non l’abbiano fatto“.
Ora la 69enne si trova da quasi due mesi nel reparto di Terapia intensiva di una clinica privata vicino Lecce, dove i medici parlano di uno “stato gravemente alterato della coscienza e tetraplegia“; il suo quadro clinico appare compromesso, non riconosce nessuno e ha difficoltà a mangiare autonomamente e ad alzarsi dal letto.
Nel fascicolo dell’inchiesta compaiono i nomi di quattro medici in servizio al pronto soccorso dell’ospedale Vito Fazzi, più altri quattro membri del personale sanitario.