Attentato a Ranucci, il racconto di Mottola
La gravità dell’accaduto è stata confermata anche da Giorgio Mottola, collega di Ranucci, che ha parlato nel corso del programma Un Giorno da Pecora su Rai Radio1. “Sigfrido mi ha avvertito personalmente”, ha dichiarato Mottola. “Mi ha raccontato che sua figlia aveva parcheggiato l’auto mezz’ora prima dell’esplosione e che lui era tornato a casa solo dieci minuti prima”. Un elemento che solleva ulteriori interrogativi riguarda la tempistica degli spostamenti di Ranucci. Mottola ha sottolineato che il giornalista “non tornava a casa da dieci giorni”, suggerendo che qualcuno potrebbe averlo monitorato e seguito con attenzione. Questo scenario alimenta l’ipotesi di una premeditazione accurata, che pone nuovi interrogativi sulle reali intenzioni degli organizzatori.
Le prime analisi hanno indicato che l’esplosione sarebbe stata causata da una miccia accesa manualmente. “Un soggetto incappucciato è stato visto fuggire dal luogo dell’esplosione”, ha aggiunto Mottola, evidenziando la natura mirata e pericolosa dell’azione. Questo dettaglio ha spinto le forze dell’ordine a intensificare il lavoro di acquisizione delle immagini di videosorveglianza e di ascolto delle testimonianze dei residenti. “Sigfrido è profondamente spaventato”, ha ribadito Mottola, “lo è per la sua famiglia, perché l’esplosione è avvenuta a pochi metri dalla sua abitazione. Ma è anche preoccupato per il significato di questo gesto. Non sappiamo chi ci sia dietro e se si tratti di un avvertimento per qualcosa di più grave in arrivo”.
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Giornalismo sotto attacco: una minaccia crescente
Il caso si inserisce in una lunga serie di intimidazioni rivolte a giornalisti d’inchiesta, tra cui la stessa redazione di Report, già in passato bersaglio di attacchi e denunce. La presenza di un ordigno, tuttavia, rappresenta un salto di qualità nelle modalità di pressione, evidenziando un’escalation preoccupante che investe tutta la categoria.
Nessuna rivendicazione ufficiale è giunta al momento, ma le indagini proseguono senza sosta. Gli inquirenti stanno valutando anche eventuali collegamenti con organizzazioni criminali o ambienti ostili al lavoro di Ranucci e dei suoi colleghi. Il caso viene seguito con attenzione anche da associazioni che si occupano di tutela della libertà di stampa.