“Potrebbe reggere”: lo scetticismo dietro la tregua
Un funzionario israeliano, rimasto anonimo, ha dichiarato che la tregua “potrebbe reggere” se entrambe le parti manterranno gli impegni. Ma la fiducia è minima: Tel Aviv osserva con attenzione ogni movimento di Teheran, che a sua volta considera l’accordo “fragile” e condizionato a future garanzie. Anche all’interno dell’intelligence israeliana prevale il timore che la tregua sia solo una pausa temporanea in un conflitto destinato a riaccendersi.
Nuove minacce e allarmi in Cisgiordania
Nonostante l’annuncio ufficiale, nuovi allarmi antimissile sono stati registrati nel centro di Israele e in Cisgiordania, a dimostrazione di quanto la situazione resti instabile. L’agenzia Fars, vicina al governo iraniano, ha confermato che l’orario d’inizio del cessate il fuoco è stato le 7:30 ora locale, quindi dopo gli attacchi. Questo dettaglio ha sollevato polemiche: secondo molti osservatori, si tratterebbe di una manovra politica per giustificare l’azione militare notturna.
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Trump al centro della scena: diplomazia o propaganda?
Donald Trump si è subito posizionato come mediatore del conflitto, celebrando la tregua come un proprio successo personale. Tuttavia, il suo intervento viene letto da molti come una mossa propagandistica, utile a consolidare consensi interni più che a garantire una vera stabilità nella regione. Le sue parole su Truth sono state accolte con freddezza da molti governi occidentali, mentre l’Unione Europea ha chiesto “verifiche concrete” prima di parlare di successo.