Ma il rischio resta: perché sono obiettivi sensibili
Nonostante l’Italia non sia parte attiva nel conflitto, la presenza di infrastrutture americane sul suo territorio la espone comunque a rischi. L’interesse strategico che queste basi rivestono per Washington le rende automaticamente obiettivi ad alta vulnerabilità in caso di ritorsioni militari o terroristiche. Le prime 48-72 ore dopo l’attacco sono considerate le più delicate, ha spiegato il ministro Crosetto. È in questo lasso di tempo che si teme possa arrivare la risposta più dura da parte iraniana o di forze ad essa vicine.


Pressioni politiche: la richiesta di trasparenza
Nel frattempo, il dibattito politico si accende. Il Partito Democratico ha chiesto che il governo Meloni dichiari con chiarezza che l’Italia non parteciperà ad azioni militari e non consentirà l’utilizzo delle basi per sostenere operazioni belliche. “La comunità internazionale deve agire unita per fermare l’escalation”, ha detto la segretaria Elly Schlein, anticipando la posizione che verrà espressa alla Camera durante l’intervento della premier. In conclusione, l’Italia si trova in una posizione chiave nella scacchiera geopolitica del Mediterraneo. Anche se non spara, è seduta su una polveriera. Il suo ruolo di Paese ospitante di basi Usa la rende, in questo momento, una pedina delicata: indispensabile per l’Occidente, ma nel mirino di chi a quell’Occidente vuole fare guerra.