Lo stretto di Hormuz, la Cina e il ruolo dell’Europa
Altro punto nevralgico della crisi è la minaccia di chiusura dello stretto di Hormuz da parte dell’Iran. Secondo Tajani, non conviene a nessuno: «Non sarebbe vantaggioso né per Teheran né per la Cina». La posizione di Pechino e Mosca? «Condannano l’attacco americano, ma sono prese di posizione politiche. Non credo siano realmente intenzionate a intervenire».
Per quanto riguarda il ruolo dell’Europa, il ministro sottolinea l’esigenza di un cambio di passo: «Serve un salto di qualità. Gli Stati membri devono agire uniti, per l’interesse collettivo». E fa un esempio concreto: «Giorgia Meloni è andata da Trump a parlare di dazi. Ma lo ha fatto per l’Europa, non solo per l’Italia».
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Gaza, ostaggi e futuro della Palestina
Infine, Tajani ha toccato un altro dossier delicato: la situazione nella Striscia di Gaza. «Serve il cessate il fuoco prima ancora della liberazione degli ostaggi israeliani», ha affermato. Ma il negoziato si è nuovamente arenato: «A un certo punto sembrava possibile, poi Hamas ha fatto saltare tutto». Secondo il ministro, è evidente che «solo gli Stati Uniti possono convincere Israele a fermare le operazioni militari». Ma è altrettanto chiaro che il futuro politico della regione non potrà essere affidato all’organizzazione islamista: «Di sicuro Hamas non potrà guidare la Palestina unita di domani». L’Italia prova a posizionarsi come ponte diplomatico con un obiettivo chiaro: abbassare la tensione e riaprire il dialogo prima che il conflitto diventi incontrollabile.