La strategia DeepStrike e i target sensibili
I missili Tomahawk potrebbero essere destinati a colpire basi aeree, centri di comando e raffinerie. Questi scenari preoccupano il governo russo, che ha già subito danni significativi a causa dell’operazione DeepStrike condotta dalle forze ucraine.
L’operazione DeepStrike, fondata sull’uso intensivo di droni, ha preso di mira il comparto petrolifero russo, compromettendo la logistica militare. Secondo il capo di Stato maggiore ucraino Oleksandr Syrskyi, negli ultimi due mesi sono stati colpiti “85 obiettivi di alto valore, tra cui 33 siti militari e 52 infrastrutture industriali strategiche”. L’eventuale impiego dei Tomahawk potrebbe rafforzare ulteriormente questa campagna.

Situazione attuale sul fronte orientale
Sul terreno, l’Ucraina segnala un lieve miglioramento della situazione. Il generale Syrskyi ha dichiarato che alcune unità russe sono rimaste accerchiate nell’area di Pokrovsk, importante nodo strategico nel Donetsk, dopo settimane di scontri. Le truppe ucraine hanno riguadagnato 168 chilometri quadrati e respinto incursioni su ulteriori 182 chilometri quadrati.
Fonti russe, citate dall’Institute for the Study of War (ISW), riferiscono invece di progressi localizzati delle forze di Mosca a sud e a nord di Pokrovsk.
Nonostante ciò, gli obiettivi strategici stabiliti dal Cremlino nella primavera precedente – tra cui la creazione di zone cuscinetto nelle regioni di Kharkiv e Sumy e l’avanzata verso Zaporizhzhia, Dnipropetrovsk e Kherson – non sono stati raggiunti.
Stallo nel conflitto e possibili scenari
Il quadro attuale si configura come una fase di stallo dinamico: Kiev non può ancora rivendicare una vittoria definitiva, ma anche Mosca appare distante dal raggiungimento dei propri traguardi. In questo contesto, l’eventuale introduzione dei missili Tomahawk in Ucraina costituirebbe soprattutto uno strumento di pressione politica, con potenziali ripercussioni sulle future scelte strategiche del Cremlino.