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La Juventus ha un nuovo Mister, ma i tifosi sono in rivolta: “Non lo vogliamo”

Giorgio Chiellini e un dirigente della Juventus in un confronto acceso

L’aria a Torino è tutt’altro che serena. L’arrivo di Luciano Spalletti sulla panchina della Juventus sembra ormai una questione di ore, ma la tifoseria bianconera è in piena rivolta. La dirigenza, guidata da Cristiano Giuntoli, starebbe ultimando gli accordi con il tecnico toscano, reduce dall’esperienza con la Nazionale, ma l’annuncio ufficiale tarda ad arrivare.

Intanto, sui social, i tifosi hanno già detto la loro, e il coro è quasi unanime: “Non lo vogliamo”. Un’ondata di commenti, meme, hashtag e post di protesta ha invaso X, Instagram e Facebook, trasformando il nome di Spalletti in uno dei trend topic più discussi del momento. Alla base del malcontento, un dettaglio che va oltre il campo: l’ex tecnico del Napoli, autore del clamoroso scudetto del 2023, viene ancora percepito come “il simbolo” della storica rivale del Sud.

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La dirigenza della Juventus impegnata nella pianificazione del nuovo progetto tecnico

La polemica del tatuaggio e il peso dei simboli

A infiammare ulteriormente gli animi è stato il tatuaggio tricolore che Spalletti porta sul braccio, un segno indelebile della vittoria con il Napoli. Quel dettaglio, per molti tifosi bianconeri, rappresenta una provocazione impossibile da ignorare.

Sui social si leggono centinaia di commenti come: “Come può allenare la Juve uno che ha il tricolore del Napoli tatuato addosso?” oppure “Non dimenticheremo mai quello scudetto, non è uno di noi”.

Questo episodio mette in luce un aspetto profondo del calcio italiano: il potere dei simboli. Per una parte della tifoseria, non è solo questione di tattiche o risultati, ma di identità e appartenenza. Il tatuaggio è diventato così il punto di partenza di un dibattito che va oltre il rettangolo di gioco, toccando corde emotive e culturali radicate nella storia dei club.

Il tatuaggio tricolore di Luciano Spalletti, simbolo della vittoria dello scudetto con il Napoli

L’identità bianconera e le rivalità storiche

Il caso Spalletti non è un unicum nella storia juventina. Negli ultimi anni, la società ha dovuto fare i conti con l’eredità di scelte simili: Maurizio Sarri, arrivato dopo gli anni da simbolo del Napoli “anti-Juve”, aveva spaccato l’ambiente; Thiago Motta, considerato “troppo interista”, aveva suscitato riserve simili.

Il problema, per molti tifosi, non è il valore tecnico dell’allenatore, ma la coerenza con la storia e lo spirito del club. La Juventus è vista come un’istituzione in cui rigore, stile e mentalità vincente devono fondersi con un’identità ben precisa.

E se Spalletti incarna perfettamente l’esperienza e la competenza tattica, il suo recente passato “azzurro” continua a rappresentare un ostacolo simbolico difficile da superare.

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