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Le spiagge italiane invase da piccoli dischetti neri: di cosa si tratterebbe

Il caso Rosolina: l’ipotesi del rilascio accidentale

I primi segnali della presenza dei dischetti neri risalgono all’inizio dell’anno, con numerose segnalazioni sulle spiagge del Veneto. In quella circostanza era intervenuto anche Riccardo Mancin, coordinatore dell’associazione Plastic Free, ipotizzando che i dischetti potessero essere stati accidentalmente dispersi in mare da una nave, o in alternativa provenire da un impianto situato nell’Alto Adige, compatibilmente con la zona in cui erano più concentrati.

La presenza dei dischetti, però, non si è limitata alle coste settentrionali. Ora sono stati rinvenuti anche in Puglia, seppur in numero minore, suggerendo un potenziale trasporto lungo le correnti marine o fluviali.

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Tracciarli è quasi impossibile: la difficoltà delle indagini

Una delle problematiche più serie riguarda la tracciabilità. Anche se è ormai chiaro che si tratta di componenti usati in impianti di depurazione, risalire al punto esatto da cui provengono è un compito estremamente difficile.

Dopo aver verificato che i dischetti sono arrivati anche sulle coste pugliesi, abbiamo deciso di approfondire”, ha raccontato ancora Enzo Suma. “Abbiamo contattato direttamente il direttore vendite dell’azienda che li produce, nella speranza di ottenere un elenco dei clienti italiani che utilizzano questa tecnologia.”

Nel frattempo, è stato anche presentato un esposto al NOE (Nucleo Operativo Ecologico) dei Carabinieri di Venezia, Padova e Roma, con l’obiettivo di avviare indagini formali. Ma per il momento, il mistero resta.

Un rischio concreto per l’ambiente marino

Il problema non è solo visivo o simbolico: questi dischetti, sebbene piccoli, rappresentano un grave rischio per l’ecosistema marino. Possono essere ingeriti da pesci e uccelli marini, accumularsi nei fondali e contribuire alla già drammatica crisi della plastica nei mari. La loro diffusione, se non arginata rapidamente, potrebbe compromettere seriamente la salute di molte aree costiere italiane, minacciando sia la biodiversità che la sicurezza alimentare.

Il caso dei dischetti neri è solo l’ennesima dimostrazione di quanto sia fragile l’equilibrio tra tecnologia e ambiente. E di quanto sia urgente, oggi più che mai, un controllo rigoroso e trasparente su ciò che finisce nei nostri mari.

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