La scelta opposta della Croazia: torna la leva obbligatoria
Se l’Italia punta sulla modernizzazione, la Croazia sceglie invece di tornare alle origini. Dal 2026, il Paese reintrodurrà la leva militare obbligatoria, abolita nel 2008. L’obiettivo dichiarato è “rafforzare la coesione nazionale e garantire la sicurezza interna ed esterna”.
Ogni anno circa 18mila giovani al compimento dei 18 anni saranno chiamati a svolgere un periodo di addestramento militare della durata di due mesi, durante il quale riceveranno una formazione di base su tattiche, disciplina e gestione delle emergenze.
La decisione, che ha suscitato un acceso dibattito politico, arriva in un momento in cui Zagabria teme una crescente instabilità nei Balcani e un possibile effetto domino della guerra in Ucraina sulla regione. Il governo croato ritiene che un ritorno alla leva possa servire non solo come strumento di difesa, ma anche come mezzo per rafforzare l’identità nazionale e lo spirito di appartenenza dei giovani.

La Germania e il “modello deterrente” contro Mosca
Anche la Germania sta discutendo seriamente di un possibile ritorno alla coscrizione militare, sospesa nel 2011. Il ministro della Difesa Boris Pistorius ha spiegato che Berlino sta valutando l’ipotesi di una leva selettiva, ossia un sistema che permetta di individuare e registrare i cittadini idonei a essere impiegati in caso di emergenza, ma mantenendo per ora il servizio volontario.
L’obiettivo sarebbe quello di aumentare la prontezza difensiva del Paese, in un momento in cui la Germania – come membro chiave della NATO – si trova a gestire un ruolo sempre più delicato nei confronti della Russia. Pistorius ha chiarito che la priorità resta evitare l’obbligatorietà, ma ha anche ammesso che “l’Europa deve essere pronta a difendersi in modo credibile”.
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Un’Europa divisa tra deterrenza e modernizzazione
Il dibattito sulla leva militare mette in luce un’Europa spaccata tra due visioni: quella dei Paesi che temono un’escalation del conflitto e ritengono necessario un ritorno alla coscrizione, e quella delle nazioni – come l’Italia – che preferiscono investire in tecnologia, droni, cyberdifesa e professionalizzazione delle forze armate.
Mentre la Croazia prepara l’arruolamento obbligatorio e la Germania studia un modello di riserva semi-obbligatoria, Roma punta a costruire una difesa più flessibile, in grado di rispondere alle nuove minacce globali senza riportare indietro le lancette della storia.