Le procedure Onu e il rilievo della nomina di Di Maio
Dal punto di vista procedurale, la nomina di a Coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medio Oriente (Unsco) richiede il completamento delle prassi interne al segretariato delle Nazioni Unite e il formale assenso del segretario generale. In questa cornice, l’eventuale arrivo di Di Maio alla guida dell’Unsco verrebbe considerato come una tappa di notevole rilievo per la diplomazia italiana, inserendosi in una tradizione che ha già visto figure provenienti dall’Italia assumere ruoli di responsabilità in missioni e incarichi multilaterali in aree di crisi.

Un incarico di grande rilevanza internazionale
La funzione di Coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medio Oriente è considerata cruciale nella gestione delle dinamiche politiche, di sicurezza e umanitarie della regione. L’ufficio Unsco, istituito originariamente nel quadro degli Accordi di Oslo, ha il compito di seguire il percorso verso una soluzione condivisa del conflitto israelo-palestinese, con particolare attenzione alla prospettiva dei due Stati, alla cooperazione internazionale e al sostegno alla popolazione civile.
In termini operativi, il Coordinatore speciale è chiamato a svolgere funzioni di coordinamento tra le varie agenzie e missioni Onu presenti sul campo, interfacciandosi con governi, autorità locali, organizzazioni internazionali e attori non governativi. In questo quadro, un eventuale incarico per Di Maio significherebbe assumere la responsabilità di armonizzare le diverse iniziative in corso, promuovendo una linea di azione coerente e condivisa, in stretto raccordo con il Consiglio di Sicurezza e con i principali partner internazionali.
L’attuale contesto in Medio Oriente è segnato dalle operazioni militari di Israele nella Striscia di Gaza e da una crisi umanitaria di vaste proporzioni, con significative ricadute sulla stabilità regionale e sulla sicurezza internazionale. La gestione degli aiuti, la protezione dei civili, la ricostruzione delle infrastrutture essenziali e il sostegno ai processi politici di mediazione richiedono una figura di riferimento in grado di garantire continuità, capacità di interlocuzione e credibilità diplomatica.
Tra i dossier centrali rientra anche il cosiddetto piano di pace promosso dagli Stati Uniti per la Palestina, indicato da diverse fonti come ancora “fumoso” e in fase di definizione. In questo scenario, il Coordinatore speciale dovrà assicurare una gestione diplomatica strutturata, mantenendo contatti costanti con Washington, con i Paesi arabi coinvolti, con Israele, con l’Autorità Nazionale Palestinese e con altri attori regionali. La complessità del quadro rende il ruolo particolarmente esposto e impegnativo, con margini di manovra legati sia ai rapporti di forza sul terreno sia alle scelte delle grandi potenze.
La sede a Gerusalemme e la complessità del mandato
La struttura dell’Unsco ha sede a Gerusalemme, città che rappresenta uno dei nodi più delicati e simbolici del conflitto. L’eventuale accettazione dell’incarico da parte di Di Maio comporterebbe quindi il suo trasferimento operativo in loco, con un radicamento diretto nel contesto in cui si sviluppano le principali dinamiche politiche e di sicurezza. La base a Gerusalemme consente un contatto ravvicinato con le istituzioni israeliane, con le autorità palestinesi e con le diverse rappresentanze diplomatiche presenti nell’area.
L’eredità che il futuro Coordinatore speciale si troverebbe a raccogliere è tutt’altro che semplice. La diplomatica ed ex ministra olandese Sigrid Kaag, che ha ricoperto la funzione come sostituzione temporanea per sei mesi, ha lasciato l’incarico nel giugno scorso, esprimendo più volte il proprio scetticismo sulla funzione effettiva dell’istituzione in assenza di un reale “processo di pace” in corso. Kaag aveva sottolineato come l’Unsco fosse nato nell’epoca degli Accordi di Oslo con l’obiettivo di accompagnare un percorso politico chiaro verso la soluzione dei due Stati, mentre oggi tale prospettiva non sia più data per scontata.
Queste considerazioni mettono in evidenza la difficoltà strutturale del mandato: lavorare per un processo di pace che, in molte fasi, appare bloccato o privo di un calendario condiviso tra le parti. Oltre alla dimensione politica, vi è un carico significativo di lavoro sul piano umanitario e della ricostruzione, che richiede una coordinazione stretta tra le diverse agenzie Onu e i principali donatori internazionali. In un contesto caratterizzato da tensioni ricorrenti, il Coordinatore speciale può trovarsi a operare in un quadro di margini ridotti, con la necessità di equilibrare le pressioni provenienti da più fronti.
Attualmente la guida dell’ufficio è affidata in via temporanea a Ramiz Alakbarov, funzionario azero di lunga esperienza che ha svolto incarichi di coordinamento delle Nazioni Unite in contesti complessi come Etiopia e Afghanistan. Alakbarov mantiene la responsabilità ad interim in attesa della designazione di un titolare permanente. Il passaggio di consegne con un nuovo Coordinatore speciale, se confermato, avverrebbe dunque in un momento di massima tensione geopolitica, con l’urgenza di garantire continuità alle attività sul terreno e al dialogo con le parti coinvolte.
Il profilo internazionale di Di Maio e il percorso verso l’eventuale nomina
La possibile nomina di Luigi Di Maio a capo dell’Unsco si inserisce nel solco di una progressiva internazionalizzazione della sua carriera. Dopo l’esperienza alla guida del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale in Italia, Di Maio ha assunto il ruolo di Rappresentante speciale dell’Unione europea per il Golfo Persico, incarico caratterizzato da un’attività intensa di dialogo con Paesi come Qatar, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Kuwait e altri attori regionali. Questa funzione lo ha visto impegnato sui temi energetici, sulla sicurezza, sulla stabilità regionale e sui rapporti economici tra l’Unione europea e gli Stati del Golfo.
Il mandato europeo nel Golfo, prorogato e accompagnato da una valutazione “eccellente” da parte delle istituzioni Ue, ha contribuito a consolidare la percezione di Di Maio come figura con una crescente esperienza nella gestione di dossier di politica estera complessi. L’eventuale passaggio all’Onu come Coordinatore speciale per il processo di pace in Medio Oriente costituirebbe un ulteriore salto di scala, collocandolo in un ambito multilaterale ancora più esposto e delicato.
Dal punto di vista istituzionale, la procedura di nomina prevede la verifica della disponibilità del candidato, l’esame del suo profilo da parte degli uffici competenti delle Nazioni Unite e il confronto con gli Stati maggiormente interessati al dossier. In seguito, il segretario generale dell’Onu procede alla formale designazione, che viene comunicata agli Stati membri e alle principali controparti coinvolte nel processo di pace. In questo contesto, il sostegno espresso da attori come il governo italiano e le istituzioni dell’Unione europea rappresenta un elemento di peso nel percorso verso l’eventuale conferma.
L’attenzione si concentra ora sulle tempistiche con cui potranno concludersi i passaggi amministrativi interni alle Nazioni Unite. In caso di esito positivo, l’insediamento del nuovo Coordinatore speciale coinciderebbe con una fase in cui ogni iniziativa diplomatica viene valutata in funzione della capacità di incidere concretamente sulla riduzione delle ostilità, sulla protezione dei civili e sulla riapertura di prospettive politiche di medio periodo. Per Di Maio, si tratterebbe di un nuovo snodo determinante della propria carriera, con un incarico che unisce visibilità internazionale e un elevato livello di responsabilità operativa.
Resta quindi da seguire l’evoluzione del dossier nelle prossime settimane, in attesa della decisione finale da parte delle Nazioni Unite. L’eventuale arrivo di Luigi Di Maio alla guida dell’Unsco andrebbe a collocarsi in un quadro regionale in costante trasformazione, nel quale la ricerca di un equilibrio tra esigenze di sicurezza, diritti umani e prospettive politiche sarà al centro dell’agenda del nuovo Coordinatore speciale per il processo di pace in Medio Oriente.