Il “Presidente del popolo nerazzurro”
Non era un presidente distante, blindato nel suo ufficio o dietro il vetro delle tribune d’onore: Ernesto Pellegrini scelse di essere un volto familiare, una figura empatica, quasi paterna per i tifosi. Lo si vedeva spesso tra la gente, durante le partite e nei momenti chiave della stagione. E questo atteggiamento autentico contribuì a costruire un rapporto profondo e duraturo con il popolo interista. Il punto più alto della sua presidenza arrivò nella stagione 1988-1989, con il celebre “Scudetto dei record”. A guidare la squadra c’era Giovanni Trapattoni, in panchina, mentre in campo brillavano fuoriclasse come Matthäus, Brehme, Bergomi e Aldo Serena. L’Inter conquistò 58 punti in 34 partite (quando la vittoria valeva ancora due punti), dimostrando una superiorità disarmante. Quell’impresa entrò nella leggenda e segnò una delle pagine più belle della storia del club.

Investimenti e ambizioni internazionali: cosa ha rappresentato Ernesto Pellegrini
Durante gli anni di Pellegrini, l’Inter fu anche protagonista in campo internazionale. Arrivarono successi in Coppa UEFA – con due vittorie nel 1991 e nel 1994 – e si consolidò la reputazione europea della squadra. Pellegrini non esitava a investire sul mercato: portò a Milano nomi di primo piano, come Klinsmann, Sosa, Sammer, e successivamente Dennis Bergkamp. Il presidente era convinto che solo attraverso una visione globale l’Inter potesse competere con i grandi club del continente. Uno degli aspetti più apprezzati della gestione Pellegrini fu la sua capacità di mantenere equilibrio all’interno dello spogliatoio, anche nei momenti più delicati. Riuscì a gestire personalità forti e a creare un ambiente in cui i campioni si sentissero valorizzati ma mai sopra la squadra. Aveva fiuto per il talento, ma anche per le dinamiche umane: qualità non scontate nel mondo del calcio professionistico.
Nel 1995, dopo undici anni alla guida dell’Inter, Pellegrini lasciò il testimone a Massimo Moratti, figlio del grande Angelo. Il suo bilancio finale? Una Coppa Italia, due Coppe UEFA e, naturalmente, quello Scudetto indimenticabile. Ma il lascito più grande fu forse la modernizzazione culturale del club: Ernesto Pellegrini portò l’Inter nel futuro, anticipando modelli di gestione che oggi sono la norma. Ancora oggi, a distanza di decenni, resta una delle figure più amate e rispettate dai tifosi.