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Lutto nel mondo Juventus, se va un grande

Franzo Grande Stevens: settant’anni di professione e un’eredità culturale

Parliamo di Franzo Grande Stevens, nato a Napoli nel 1928, spentosi oggi a Torino, città che aveva adottato e alla quale ha restituito talento, visione e dignità. Dietro l’aplomb impeccabile, una mente acuta, formata nella scuola liberale di Alessandro Galante Garrone, che non ha mai perso il gusto della battaglia civile. Fu presidente del Consiglio nazionale forense, della Cassa forense e sostenitore della deontologia come fondamento dell’identità dell’avvocato. Lo scorso novembre, rivolgendosi idealmente ai giovani colleghi, aveva scritto: «L’avvocato è figlio del suo tempo. Ma i principi, l’integrità, non invecchiano».

Lo ricorda con commozione John Elkann, che ne ha tracciato un profilo affettuoso e severo allo stesso tempo: «Giurista eccelso, juventino e grande amico». Dal sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, al Ministro Zangrillo, fino alla FIGC e Gabriele Gravina, i messaggi di cordoglio raccontano la misura dell’uomo e del professionista. Ma il tributo più intenso è forse in quelle righe asciutte, scritte da chi ha vissuto quasi un secolo e mai smesso di pensare con lucidità: «Nonostante il mondo sia mutato, regole di correttezza e dedizione restano sempre valide».

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