È morto il rapper Jesto, il cordoglio di Fedez
Solo dopo qualche ora, la notizia si è fatta concreta. “Riposa in pace leggenda del rap (quello vero)”. Così Fedez, in una Instagram Story carica di nostalgia, ha rotto ogni dubbio, raccontando la scomparsa di Jesto. Un annuncio che ha scosso la scena musicale e riportato al centro della memoria collettiva una delle figure più carismatiche e spontanee del rap underground italiano.
Nel suo messaggio, Fedez non ha solo condiviso il dolore, ma ha anche riacceso la scintilla dei giorni in cui la passione per il rap era tutto. “Vederlo sul palco mi fece capire cosa significasse avere carisma sul palco”, ha scritto, ricordando il suo primo incontro con la potenza della scena durante una delle edizioni storiche di 2theBeat. In quelle serate, il freestyle era un rito, un atto di fede e sincerità. E Jesto, microfono in mano, sapeva trasformare ogni strofa in un’esplosione di energia viscerale.
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Jesto e l’impronta indelebile nella cultura rap
Quella di Jesto è stata una voce che ha attraversato la scena come un lampo: irriverente, tagliente, mai scontata. Ha saputo costruire un linguaggio personale, affilato e carico di ironia, lasciando una traccia profonda nella scena underground. Chi lo ha seguito nel tempo, sa che la sua autenticità era reale, lontana da compromessi o scorciatoie.
Il tributo di Fedez non è solo un omaggio, ma il riconoscimento di quanto una singola presenza possa influenzare e ispirare intere generazioni di artisti. In un mondo dove la credibilità si misura sul palco, lui ha saputo incarnare il senso più puro dell’arte, riuscendo a conquistare rispetto e stima anche tra i colleghi più esigenti.

Dalle origini alla consacrazione: il percorso di un artista vero
Dietro il nome Jesto si cela una storia familiare segnata dalla musica e dalla creatività. Nato a Roma nel novembre del 1984, cresciuto tra influenze artistiche e radiofoniche, ha trovato sin da giovane la sua strada nelle rime e nella scrittura. La sua carriera prende avvio poco più che ventenne, con un primo EP che lo introduce al pubblico e lo proietta subito tra i talenti emergenti del freestyle.
Dopo le prime esperienze nelle battle e le partecipazioni alle competizioni più prestigiose, arriva la consacrazione nel 2006, quando il suo nome si fa largo tra i giganti del rap da competizione. Da lì, una serie di album, mixtape e progetti che raccontano l’evoluzione di un artista mai banale, sempre pronto a reinventarsi senza perdere la propria identità. Collaborazioni con alcuni dei nomi più rispettati della scena, una discografia che alterna street-album e raccolte, serie iconiche come “Supershallo” e “Mamma ho ingoiato l’autotune”. La sua penna è rimasta sempre fedele a uno stile personale, crudo, a tratti ironico e provocatorio, capace di raccontare la realtà senza filtri.