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Lutto nella musica italiana, addio a una vera leggenda

Il Pentagramma e il sogno di un jazz senza confini

Negli anni, Il Pentagramma era diventato più di una scuola: un punto di riferimento per chi voleva avvicinarsi al jazz con rispetto e curiosità.
All’interno di quella struttura Guido aveva creato anche il Duke, un club musicale ispirato al leggendario Duke Ellington, dove i giovani artisti potevano esibirsi, sperimentare e crescere davanti a un pubblico vero.

Grazie al suo impegno, Bari era riuscita a conquistare un ruolo di primo piano nella scena jazz nazionale, ospitando eventi, festival e incontri che avevano dato visibilità a una nuova generazione di musicisti pugliesi.
La sua figura è stata spesso descritta come quella di un mentore silenzioso, capace di incoraggiare senza imporsi, di ascoltare prima ancora di insegnare.

Il ricordo commosso della città di Bari

La scomparsa di Guido Di Leone ha lasciato un vuoto profondo nella comunità musicale e culturale barese.
Il sindaco di Bari, Vito Leccese, ha voluto ricordarlo con parole toccanti, sottolineando l’impatto che l’artista ha avuto sulla città:

La scomparsa di Guido Di Leone è una grave perdita non solo per la città di Bari ma per un’intera comunità di musicisti e appassionati che hanno potuto apprezzarne le grandi doti umane e professionali. Di Leone ha fatto dell’amore per la musica una missione che lo ha portato, quarant’anni fa, a fondare e dirigere Il Pentagramma, uno spazio in cui si sono formate generazioni di musicisti di talento che hanno fatto la storia del jazz italiano.”

Parole che racchiudono non solo il dolore per la perdita, ma anche la gratitudine per l’eredità artistica e umana lasciata da Guido Di Leone.
I funerali si terranno giovedì 13 novembre 2025, alle ore 10, presso la chiesa del Sacro Cuore in via Cardassi a Bari.

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Un’eredità che continuerà a vivere

Chi lo ha conosciuto lo descrive come un uomo gentile, generoso, sempre pronto a dare spazio ai giovani. La sua musica, le sue lezioni e i suoi progetti continueranno a vivere nei suoi allievi e in chi, grazie a lui, ha imparato che il jazz non è solo una tecnica: è un modo di respirare, di sentire, di esistere.

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