È morto Salvatore Gionta, il capitano leggendario del Settebello se n’è andato a 94 anni
Salvatore Gionta, storico capitano del Settebello e campione olimpico a Roma 1960, è morto all’età di 94 anni. Nato a Formia, aveva legato la sua vita alla pallanuoto e al mondo sportivo italiano anche dopo il ritiro, ricoprendo incarichi dirigenziali nel Coni tra il 1976 e il 1997. La notizia della sua scomparsa ha toccato profondamente non solo la sua città, ma l’intero movimento acquatico italiano.
Durante la sua carriera, Gionta vinse anche il bronzo alle Olimpiadi di Helsinki nel 1952 e un altro bronzo agli Europei del 1954. A livello di club fu protagonista soprattutto con la Lazio Nuoto, con cui conquistò uno scudetto, ma giocò anche con la Libertas Roma e lo Sturla. Figura di spicco dentro e fuori dall’acqua, fu insignito del Collare d’Oro al merito sportivo e nominato Commendatore della Repubblica.
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Il cordoglio di Formia e della Federnuoto
Anche il Comune di Formia ha voluto ricordare il suo campione, attraverso le parole del sindaco Gianluca Taddeo: “Formia perde un figlio illustre, un esempio di dedizione, disciplina e passione sportiva. La sua storia è motivo di orgoglio per tutta la nostra comunità. Gionta ha rappresentato l’Italia e la nostra città ai massimi livelli internazionali, rimanendo sempre legato alle sue radici”, riporta Latina Today.
La Federazione Italiana Nuoto, in una nota, ha sottolineato l’impatto della figura di Gionta sulla storia della pallanuoto italiana. “Ha legato quasi tutta la sua carriera alla Lazio con cui ha conquistato lo scudetto. Dopo il ritiro, ha ricoperto plurimi incarichi nel Coni ed è stato presidente dell’Associazione Antichi Atleti della S.S. Lazio”.

L’omaggio dell’assessore allo Sport: “Un gigante dello sport”
Tra i primi a esprimere un ricordo anche Fabio Papa, assessore allo Sport del Comune di Formia, che ha definito Gionta “un gigante dello sport italiano, un campione vero, dentro e fuori dall’acqua”. Papa ha ribadito l’intenzione dell’amministrazione comunale di preservare la memoria dell’atleta: “Lavoreremo affinché il suo nome sia ricordato anche dalle nuove generazioni”.
L’eredità lasciata da Gionta non è solo sportiva, ma anche culturale e civica. Simbolo di etica, tenacia e spirito di squadra, ha rappresentato per decenni un punto di riferimento per atleti, dirigenti e appassionati. La sua figura rimane indelebile nella memoria collettiva di Formia e nel panorama dello sport nazionale.

Salvatore Gionta, una vita dedicata allo sport
Nato nel 1929, Salvatore Gionta aveva cominciato a praticare nuoto e pallanuoto fin da giovanissimo. Il passaggio al livello agonistico fu naturale, così come il suo carisma in vasca. La fascia da capitano la indossò non per diritto, ma per autorevolezza. Il Settebello a lui affidato divenne leggenda a Roma nel 1960, sul tetto del mondo davanti a un pubblico di casa.
Con la sua morte, l’Italia perde un protagonista indiscusso del Novecento sportivo. Ma il suo esempio resta vivo. Negli archivi, nei ricordi e nei racconti di chi ha creduto, grazie a lui, che lo sport potesse anche essere patria.