Una carriera sfolgorante quella di Nicola Pietrangeli
Prima che arrivasse la generazione di Sinner, Nicola Pietrangeli era unanimemente considerato il tennista italiano più forte di sempre. Specialista assoluto della terra battuta, è stato capace di imprese che ancora oggi restano scolpite nella storia: due trionfi consecutivi al Roland Garros (1959 e 1960), un risultato che nessun altro azzurro ha mai eguagliato, e la vittoria agli Internazionali d’Italia nel 1961. In Coppa Davis detiene tuttora il record di partite disputate (164) e vinte (120), un primato che testimonia non solo talento, ma una longevità agonistica fuori dal comune. È stato il primo italiano a conquistare due titoli del Grande Slam e ha regalato prestazioni memorabili lungo oltre vent’anni di carriera, con 22 partecipazioni agli Internazionali d’Italia e 20 al Roland Garros, arrivando quattro volte in finale sul rosso parigino. Appesa la racchetta nel 1971, ha continuato a vivere il tennis da protagonista guidando l’Italia alla storica vittoria in Coppa Davis nel 1976, in Cile: un’impresa che lo ha definitivamente consegnato alla leggenda.

Un’eredità che resta viva
La sua scomparsa lascia un vuoto enorme, ma anche un patrimonio incancellabile. Il tennis italiano (da Panatta fino a Sinner e Musetti) è cresciuto alla sua ombra, con la consapevolezza che, prima di tutto, c’era stato lui: il campione che aveva mostrato all’Italia che vincere, anche nel tennis, era possibile. Oggi il Paese lo saluta con rispetto, riconoscenza e un po’ di nostalgia. Perché figure così non appartengono solo allo sport: appartengono alla storia.