Matilde Lorenzi morta in un incidente in pista: il parere del medico
Al di là degli sci, Matilde Lorenzi coltivava altre passioni: amava cucinare dolci per la sua famiglia, leggere romanzi, e dedicarsi all’uncinetto, realizzando fascette e cappellini per amici e parenti. Grande appassionata di moda e montagna, la giovane aveva detto: “Il talento sta nel sapersi rialzare. La nostra gloria più grande è rialzarsi proprio quando si cade”. Parole che toccano il cuore di tutti sopratutto oggi alla luce di quanto successo. In un’intervista a La Repubblica, Bruno Andrea Pesucci, primario di chirurgia maxillo-facciale al San Camillo e docente alla Sapienza, commentando l’incidente, ha osservato quanto il casco non abbia offerto una protezione adeguata. “Purtroppo, negli sport di velocità, non esistono dispositivi efficaci, a meno di utilizzare caschi integrali da moto”, ha spiegato il professore. (continua a leggere dopo le foto)
Il professor Pesucci: “Quel casco non protegge”
Secondo il dottor Pesucci una sicurezza totale nello sci è improbabile: “Gli atleti devono avere una visione perfetta in ogni istante. Il casco deve proteggere la testa dai traumi, ma non esistono alternative più sicure”. Ma cosa fare per scansare rischi? “Per evitare traumi non c’è una soluzione sicura. Non si può dire a uno sciatore professionista di rallentare o a un giocatore di rugby di evitare la mischia. Si devono cambiare le regole”. In futuro si potranno introdurre sistemi migliorativi? “A volte la tecnologia ci stupisce. Penso alla Halo-cage della Formula 1, apparentemente fastidiosa ma in realtà comodissima“, ha concluso il primario.