Pressioni, appunti e caos nello Studio Ovale
Cosa ha provocato quel black-out? La stessa Maiolini prova a spiegarselo: «Non ero mai stata alla Casa Bianca, ma con Meloni ho seguito G7, G20, bilaterali… Lei parla spesso in inglese e si rivolge a me solo per chiedere una parola. Ma giovedì, vista la presenza dei giornalisti italiani, ha scelto di esprimersi in madrelingua». E proprio i giornalisti presenti nello Studio Ovale sembrano aver contribuito al caos: «Gridavano tutti, senza un moderatore. Lo stesso Trump si rivolgeva a me: “Prego, prego”, chiedendomi cosa stesse dicendo la premier e lodando il suono della sua voce. Forse tutto questo mi ha mandato in confusione. Anche se poi, a rivederli, i miei appunti erano perfetti». (continua a leggere dopo le foto)
Nessun chiarimento con Meloni, ma tanta solidarietà
La vicenda si è chiusa con una partenza immediata per l’Italia: «Non ho avuto modo di parlare con la Presidente. Sono andata in albergo a prendere la valigia e subito via in aeroporto. Finora mi hanno chiamato solo i colleghi, per esprimere solidarietà». L’episodio accaduto a Valentina Maiolini-Rothbacher non è solo una gaffe o un errore professionale: è anche il riflesso di una tensione crescente nei vertici internazionali e nel ruolo sempre più delicato degli interpreti diplomatici. In un mondo dove ogni parola pesa come una dichiarazione politica, l’errore umano diventa un caso mediatico. E oggi, dopo la bufera, resta solo il desiderio di silenzio, di mare, e di normalità. «Mi dispiace, è tutto», ha detto l’interprete. Un’ammissione sincera. Bisogna comunque non dimenticare che dietro ogni voce c’è una persona.