
Il ricordo di Giorgia Meloni
“Il suo volto e la sua voce hanno accompagnato intere generazioni, regalando emozioni, sorrisi e momenti indimenticabili”, ha dichiarato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, nel suo messaggio di cordoglio. In quelle parole c’è la sintesi perfetta del ruolo che Baudo ha ricoperto: una presenza rassicurante e familiare, capace di entrare nelle case degli italiani con garbo, professionalità e un’ironia misurata. Non era solo un presentatore: era il mediatore tra lo spettacolo e il pubblico, l’arbitro elegante delle emozioni del Paese, colui che dettava i tempi del varietà con un gesto della mano o con una pausa calibrata della voce.
Per questo la sua morte non colpisce soltanto chi lo ha conosciuto professionalmente, ma tocca un pubblico vastissimo che lo ha visto crescere e invecchiare in diretta, stagione dopo stagione. La televisione, quella fatta di grandi prime serate, sigle corali e varietà in grado di fermare l’Italia intera, ha avuto in Baudo il suo volto più riconoscibile. È questo il tratto che oggi viene ricordato con commozione e gratitudine, tanto dagli spettatori quanto dalle istituzioni.
Dai toni istituzionali a quelli più affettuosi, il sentimento è stato lo stesso. Matteo Salvini, ministro dei Trasporti, ha scelto parole semplici e personali: “Buon viaggio caro Pippo, amico di tante serate per noi un po’ avanti con gli anni”. Daniela Santanché, ministra del Turismo, ha invece allargato lo sguardo a un’intera stagione televisiva, scrivendo: “Fine delle trasmissioni. Con Pippo Baudo scompare l’ultimo dei magnifici 4 della Rai. Chissà che programmi lassù con Tortora, Corrado e Mike Bongiorno”. Sono frasi che raccontano l’intreccio tra ricordo pubblico e memoria privata, tra la dimensione di icona televisiva e quella di presenza quotidiana che Baudo aveva saputo incarnare come nessun altro.

L’eredità di Baudo nella memoria italiana
Non è un caso che, alla notizia della sua morte, molti abbiano parlato di “fine di un’epoca”. Francesco Rocca, presidente della Regione Lazio, ha sottolineato come la sua scomparsa rappresenti la perdita di “un pezzo di storia della nostra televisione e della nostra cultura popolare”. Per decenni Baudo ha avuto la capacità di scoprire talenti e intuire il futuro del costume italiano, lanciando volti che avrebbero poi segnato la musica e lo spettacolo. Ma soprattutto, ha mantenuto una cifra di rigore e di eleganza che lo ha reso un modello di professionalità in un mondo spesso dominato dalla velocità e dall’improvvisazione.
Il ministro della Cultura Alessandro Giuli ha colto questo aspetto parlando di Baudo come della “personificazione più autorevole e popolare di un pezzo fondamentale dell’autobiografia artistica italiana”. Nelle sue parole c’è il riconoscimento di un uomo che, attraverso il piccolo schermo, ha saputo raccontare l’Italia nelle sue trasformazioni, intrecciando le vicende della tv con quelle del Paese. Non c’è generazione che non abbia almeno un ricordo legato a una sua conduzione, a un Sanremo, a una battuta o a una sigla. Per questo oggi il suo addio non appartiene soltanto al mondo dello spettacolo: riguarda tutti, spettatori di ieri e di oggi, che con lui salutano la memoria viva di un’Italia che si riconosceva nella televisione e nei suoi riti collettivi.