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È morto il re della moda: addio a Giorgio Armani, aveva 91 anni

Si è spento il 4 settembre 2025 Giorgio Armani, a 91 anni. Malato da tempo, aveva già lasciato intuire la sua fragilità quando, a giugno, non era apparso alle due sfilate milanesi della sua maison. Un’assenza che pesava come un presagio, lui che non aveva mai saltato un appuntamento. Per tutti era semplicemente Re Giorgio, lo stilista che aveva reso l’Italia un punto di riferimento assoluto nella moda mondiale. La sua ultima stagione è stata vissuta lontano dai riflettori, con discrezione: «Sta bene, ma preferisce recuperare le forze a casa», dichiarava allora il gruppo. A sostituirlo, Leo Dell’Orco, braccio destro di una vita. Ma già allora si percepiva che un’epoca si stava chiudendo.

Le radici e la formazione

Nato a Piacenza nel 1934, primogenito di tre fratelli, Giorgio Armani cresce in una famiglia semplice: il padre Ugo impiegato, la madre Maria Raimondi casalinga. Nel 1949 si trasferisce a Milano, città che diventerà il suo regno. Dopo la maturità scientifica, tenta la strada della medicina, iscrivendosi all’Università Statale. Ma il destino aveva in serbo altro: prima il servizio militare, poi un lavoro da commesso alla Rinascente, crocevia di stili e di sguardi. Lì, tra tessuti e vetrine, nasce il primo contatto con la moda. Nel 1956 inizia un percorso che lo porterà a collaborare con Nino Cerruti, chiamato a ridisegnare la linea maschile del marchio Hitman. Una palestra di stile, disciplina e visione.

La nascita di un impero

Il 1974 segna la svolta con la linea “Armani by Sicons”. Un anno dopo, insieme al compagno di vita e di lavoro Sergio Galeotti, fonda la maison che porta il suo nome. Da lì in avanti, nulla sarà più come prima. Lo stile Armani diventa sinonimo di sobrietà, precisione e leggerezza. Un’eleganza che non grida mai, ma che conquista per sottrazione. Nei suoi tagli c’era l’idea di liberare i corpi dalle costrizioni, di dare forma a una bellezza naturale, mai ostentata. Mentre tante case di moda italiane sono state vendute a multinazionali e fondi esteri, Armani ha difeso con orgoglio la sua indipendenza. Alla guida della sua creatura fino all’ultimo, ha costruito un impero stimato oggi in 13 miliardi di dollari.

Hollywood e i red carpet

Il mondo del cinema lo ha amato da subito. Memorabile l’immagine di Richard Gere in “American Gigolò” (1980), icona di uno stile che fece scuola. Da allora, le star si sono affidate a lui con devozione: Jodie Foster, Julia Roberts, Cate Blanchett, Jessica Chastain, Leonardo DiCaprio, Robert De Niro. E, in Italia, Sophia Loren, amica e musa, e attori come Stefano Accorsi, Pierfrancesco Favino ed Emanuela Fanelli, quest’ultima vestita Armani alla Mostra di Venezia. Il suo tocco era universale: capace di attraversare decenni, adattarsi alle mode senza mai inseguirle, anticiparle senza mai tradire se stesso.

Anticipare i tempi senza snaturarsi

Armani non è stato solo l’uomo dell’alta moda. Con intelligenza, ha saputo diversificare: il marchio sportivo EA7, dedicato allo sport e al lifestyle, e A|X Armani Exchange, che ha parlato ai giovani e al mondo urban. La forza era proprio lì: nel rinnovarsi restando fedele alla propria estetica. Non un compromesso, ma un modo di ribadire che l’eleganza può dialogare con ogni linguaggio.

L’amore per lo sport e la cultura

Dal 2008 era patron dell’Olimpia Milano, la squadra di basket più titolata d’Italia. Un segno di attaccamento non solo allo sport, ma anche a una città che lo ha consacrato e che lui ha sempre sostenuto. Grande amante del sapere, nel 2024 ha ricevuto la laurea honoris causa in Global Business Management dall’Università Cattolica. Un riconoscimento che premiava non solo lo stilista, ma anche l’imprenditore che aveva saputo coniugare estetica e strategia, arte e impresa.

I funerali in forma privata (per volontà di Giorgio Armani)

La camera ardente di Giorgio Armani sarà aperta al pubblico da sabato 6 a domenica 7 settembre, con orario 9-18, presso l’Armani/Teatro di via Bergognone 59 a Milano, cuore simbolico della sua maison. Per volontà dello stilista, invece, le esequie si terranno in forma strettamente privata. La decisione è stata comunicata dal suo entourage.

Ricordare Armani significa pensare a un’Italia capace di dettare il passo al mondo. Significa celebrare un uomo che ha trasformato il modo di vestirsi e di vedersi, regalando agli italiani un orgoglio collettivo. La sua eredità non è solo nei bilanci o nei musei della moda, ma nei dettagli quotidiani: in una giacca destrutturata, in un tailleur essenziale, in una linea pulita che ha insegnato che la vera eleganza è semplicità. Con lui se ne va un simbolo, ma resta un linguaggio, un’idea di bellezza che continuerà a parlare anche alle generazioni che verranno (almeno si spera).

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