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Morto sotto le macerie della Torre dei conti: chi era Octav. Quell’ultima foto al mare

Le origini di Octav Stroici: una vita tra la Romania e l’Italia

Octav Stroici, 66 anni, era originario di Suceava, una città situata nel nord della Romania, nella regione della Moldavia. Da anni aveva scelto l’Italia come sua seconda casa, trasferendosi a Monterotondo insieme alla moglie, con la quale aveva costruito una quotidianità semplice e stabile. Il legame con la propria terra d’origine restava però vivo, come dimostrano le immagini condivise sui social che lo ritraggono in momenti sereni, accanto alla donna che amava.

Nel corso degli anni, Octav si era distinto per la sua dedizione al lavoro e per il desiderio di offrire un futuro migliore alla sua famiglia. Era uno dei tanti lavoratori stranieri che contribuiscono quotidianamente alla crescita e alla manutenzione delle infrastrutture italiane, spesso invisibili agli occhi della società fino a quando una tragedia non riporta i loro volti alla luce.

La mattina del crollo, Octav si trovava nel cantiere della Torre dei Conti insieme ad altri tre colleghi. Mentre questi ultimi sono stati tratti in salvo, lui è rimasto intrappolato sotto i massi e i detriti per oltre undici ore, in una lotta silenziosa contro il tempo e la speranza. La sua storia personale si è così intrecciata con quella di una città intera, che ha seguito con il fiato sospeso gli sviluppi dell’operazione di soccorso.

Il dramma vissuto da Octav è diventato emblema delle difficoltà e dei rischi che caratterizzano il mestiere dell’operaio edile, soprattutto quando si lavora in contesti storici e delicati come quello del centro di Roma. Le sue ultime ore, segnate dall’attesa e dall’incertezza, hanno commosso non solo chi lo conosceva, ma anche l’opinione pubblica, sensibilizzata dalla gravità dell’evento.

Il racconto dell’intervento: attesa, speranza e dolore

Appena appresa la notizia dell’incidente, la moglie di Octav si è precipitata sul luogo del crollo. Ha trovato ad attenderla l’ambasciatrice romena in Italia, Gabriella Dancau, e il personale del consolato, che le sono stati vicini durante tutte le ore dell’operazione. Le testimonianze raccolte tra i presenti raccontano di una donna in stato di shock, incapace di parlare per l’ansia, ma determinata a non lasciare il posto fino a quando non avrebbe avuto notizie certe.

Nel frattempo, i soccorritori hanno lavorato senza sosta per raggiungere Octav, confermando che fosse ancora in vita ma impossibilitato a muoversi o a comunicare con l’esterno. «Non riusciva a parlare, era in apprensione», hanno riferito coloro che le sono stati accanto. La tensione è rimasta altissima fino al momento in cui, alle 22:36, i vigili del fuoco sono riusciti a estrarlo dalle macerie.

Subito dopo il recupero, i sanitari hanno tentato una lunga rianimazione tramite massaggio cardiaco, prima del trasferimento urgente all’ospedale Umberto I. Nonostante gli sforzi del personale medico, la notizia che tutti temevano è arrivata poco dopo: Octav non ce l’ha fatta. Il suo decesso ha suscitato profonda commozione tra i presenti, accendendo i riflettori sulla fragilità delle vite coinvolte nei grandi cantieri urbani.

L’episodio ha inoltre coinvolto le autorità romene e italiane, impegnate a garantire il sostegno necessario alla famiglia della vittima e a fare luce sulle dinamiche dell’incidente. La presenza di rappresentanti istituzionali ha testimoniato la rilevanza internazionale del caso, rafforzando il legame tra le comunità coinvolte.

Una tragedia che interroga la città: sicurezza e memoria

La morte di Octav Stroici pone nuovamente al centro dell’attenzione il tema della sicurezza sul lavoro nel settore dell’edilizia, in particolare nei contesti storici dove i rischi sono spesso amplificati dalla complessità degli interventi. Il crollo alla Torre dei Conti solleva interrogativi sulla prevenzione, sulla formazione del personale e sulla necessità di adottare misure sempre più stringenti per tutelare chi opera in ambienti delicati.

Le indagini avviate dalle autorità competenti mirano a chiarire le cause dell’incidente, a identificare eventuali responsabilità e a evitare che simili tragedie possano ripetersi. Nel frattempo, il ricordo di Octav resta vivo non solo tra i suoi cari, ma anche nella coscienza collettiva di una città che si è riscoperta vulnerabile.

La storia di Octav, comune a quella di tanti lavoratori stranieri, rappresenta un monito e un richiamo alla responsabilità per tutti coloro che hanno il compito di garantire ambienti di lavoro sicuri e dignitosi. La sua vicenda si intreccia con quella delle grandi città europee, dove la modernità deve fare i conti con il passato e con le sfide della tutela del patrimonio.

Il nome di Octav Stroici resterà legato a una pagina dolorosa della storia di Roma, simbolo della dignità e del sacrificio di chi, ogni giorno, contribuisce silenziosamente alla costruzione e alla manutenzione del tessuto urbano. Il suo ricordo diventa così parte integrante della memoria collettiva, un monito affinché simili tragedie non vengano dimenticate.

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