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Natisone, l’ultimo grido d’aiuto di Patrizia prima della tragedia

Natisone, l’ultimo grido d’aiuto di Patrizia Cormos e le ultime dichiarazioni del Procuratore Capo di Udine

Sono quattro le telefonate che la ragazza ha fatto per chiamare i soccorsi, la prima alle 13.29 e le altre 3, una delle quali a vuoto, nell’arco di circa mezz’ora, ha spiegato il Procuratore capo di Udine, Massimo Lia. Il magistrato ha anche reso noto che il fascicolo è stato aperto con un titolo di reato preciso: omicidio colposo. Per il momento non figurano però indagati: l’inchiesta è contro ignoti. «In queste vicende, per procedere bisogna configurare responsabilità di tipo omissivo, non commissivo», ha chiarito Lia. Saranno condotti, ha assicurato ancora il procuratore, «tutti gli accertamenti del caso» per «accertare se i soccorsi sono stati tempestivi». (continua a leggere dopo le foto)

l'ultimo grido d'aiuto di Patrizia

Tutto «verrà verificato, acquisito e vagliato»

Tutto «verrà verificato, acquisito e vagliato. Sia il discorso dell’elicottero utilizzato per i soccorsi, sia la cartellonistica che avvisa del divieto di balneazione e del pericolo di annegamento, sia soprattutto le tempistiche dal primo allarme all’arrivo dei soccorritori», ha dichiarato Lia. Tuttavia, «allo stato attuale, non ci sono elementi specifici che ci fanno andare in questa direzione». E comunque, ha concluso, «esiste, in natura, anche la tragica fatalità». La madre di Patrizia si è intrattenuta con i giornalisti proprio davanti alla camera ardente: la ragazza «sapeva nuotare, l’ho portata dove le hanno insegnato a nuotare», ma lì sul Natisone «ha aspettato Bianca, la sua amica, che non sapeva nuotare».

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