La situazione di Vincenzo
Secondo le ricostruzioni, Vincenzo era da poco entrato in contatto con il centro di salute mentale della zona: una prima visita era avvenuta appena dieci giorni prima della tragedia. Gli specialisti ritenevano prematuro stabilire una diagnosi precisa o avviare un percorso terapeutico definito: il ragazzo stava affrontando un periodo di evidente sofferenza, ma nessun segnale aveva fatto temere gesti estremi.
La situazione di Noemi appariva ancora più delicata. Secondo quanto riferito da conoscenti e colleghe della madre, la giovane alternava richieste di aiuto a momenti di chiusura, manifestando spesso incubi e una crescente paura di restare sola con il fratello. La ragazza aveva inoltre espresso timori specifici relativi alla convivenza, senza però riuscire a trovare un sostegno stabile e continuativo. Alcuni amici della famiglia raccontano che negli ultimi mesi la giovane avrebbe confidato alle persone più vicine il suo disagio, sottolineando come le tensioni tra lei e il fratello fossero aumentate, fino a diventare insostenibili. In più occasioni, Noemi aveva tentato di allontanarsi, ma la mancanza di risorse e la volontà di non lasciare sola la madre l’avrebbero riportata nell’appartamento.
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I precedenti episodi di violenza di Vincenzo contro la sorella
Le forze dell’ordine hanno raccolto numerose testimonianze che confermano come i conflitti familiari fossero all’ordine del giorno. Alcuni vicini hanno riferito di aver visto segni di violenza anche in passato. «Lo faceva spesso alla sorella», avrebbe confidato una conoscente, sottolineando come le aggressioni fisiche non fossero un episodio isolato ma una dinamica ripetuta nel tempo.
L’attenzione degli inquirenti si concentra ora sulle condizioni psicologiche di Vincenzo e sul percorso di assistenza che la famiglia aveva intrapreso, troppo tardi per evitare la tragedia. Gli specialisti valutano se vi siano state omissioni o ritardi nella presa in carico dei due ragazzi.