Le proteste per la pugile Imane Khelif contro Angela Carini
In molti si chiedono è se sia corretto che un atleta con la struttura e la potenza muscolare di un uomo combatta contro una donna nella sezione femminile. Nel 2023, infatti, il presidente dell’International Boxing Association (Iba) Umar Kremlev aveva riferito di un test del DNA in cui era emerso che Khelif aveva cromosomi XY e che “stavano cercando di ingannare i loro colleghi fingendo di essere donne“. Dopo le controversie, il CIO ha però affermato che Khelif rispettava “l’idoneità e le norme di ammissione alla competizione, nonché tutte le norme mediche applicabili”. Per il portavoce del Comitato olimpico internazionale Mark Adams le regole sono chiare: sia la taiwanese Lin Yu-ting sia Imane Khelif possono gareggiare, perché ambedue “sono idonee a competere come donne, che è ciò che sono”. (continua a leggere dopo le foto)


Olimpiadi, il CIO ammette nella boxe l’algerina Imane Khelif
Sulla questione è intervenuto anche chi ha avuto a che fa con l’algerina Kheif. Brianda Tamara ha affermato che i suoi colpi le fecero molto male: «Non credo di essermi mai sentita così nei miei 13 anni da pugile, nemmeno combattendo contro sparring partner uomini». Nel caso delle Olimpiadi tutto è a capo della Boxing Unit della Cio, secondo «tutti gli atleti che partecipano al torneo di pugilato dei Giochi olimpici di Parigi 2024 rispettano le norme di ammissibilità e di iscrizione alla competizione, nonché tutte le norme mediche applicabili in conformità con le regole 1.4 e 3.1 dell’Unità di pugilato di Parigi 2024».