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Omicidio Sara Campanella, la beffa per i familiari della vittima: cosa succede

Il paradosso: chi ha ucciso può costare allo Stato più della vittima

La vicenda apre ora un cortocircuito etico e giuridico. Come spiega all’Adnkronos l’avvocato Guido Stampanoni Bassi, direttore di Giurisprudenza Penale, “la famiglia del detenuto suicida può ottenere un risarcimento dallo Stato, perché l’art. 2 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo impone la tutela della vita in custodia. La mancata prevenzione del suicidio configura una responsabilità civile – e in alcuni casi penale – dell’amministrazione carceraria”.

Un precedente esiste: quello di Antonio Citraro, che si impiccò nello stesso carcere nel 2001. Diciannove anni dopo, la Corte europea condannò l’Italia a versare 32.900 euro ai genitori per non aver impedito il suicidio.

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E la famiglia di Sara? Resta solo un fondo simbolico

Per i genitori di Sara Campanella, il percorso sarà molto diverso. L’ordinamento prevede il risarcimento delle vittime di omicidio solo all’interno del processo penale, ormai chiuso. Resterebbe la via del processo civile contro la famiglia del colpevole, ma solo se i parenti accettassero l’eredità. In caso contrario, nessuna richiesta sarebbe possibile. Rimane quindi una sola opzione: il fondo pubblico per le vittime di reati intenzionali violenti, che prevede un indennizzo di 50mila euro. Una cifra simbolica, lontana dalle somme liquidate nei casi simili arrivati a sentenza

Nelle cause concluse con condanne, i numeri sono molto diversi. Alberto Stasi, per l’omicidio di Chiara Poggi, ha versato oltre 850mila euro alla famiglia. Filippo Turetta dovrà risarcire Giulio Cecchettin con 500mila euro, più 100mila ai fratelli e 30mila ai parenti stretti. Alla famiglia di Fabiana Luzzi, uccisa a 16 anni dall’ex fidanzato, saranno riconosciuti 1,3 milioni di euro, a carico del responsabile e dei suoi genitori. In questo caso, invece, la famiglia di Sara riceverà poco o nulla, mentre quella di Stefano Argentino potrebbe ottenere un risarcimento più alto, a spese dello Stato, cioè dei cittadini.

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