
Il racconto pubblico della disavventura
“Venerdì ho ricevuto questo messaggio e mi sono spaventata perché vabbè, c’è il nome di mia mamma, insomma, un sacco di cose strane. Eh, non mi sono spaventata per la minaccia in sé, perché so che non esistono queste mie foto da nessuna parte, però boh, ho pensato intelligenza artificiale, insomma, le ho pensate veramente tutte, quindi niente, volevo dire se vi è capitato di riceverlo, se lo riceverete mai, ma spero di no, non vi preoccupate. Eh, vi dico quello che ho fatto io. Ho bloccato il numero e ho chiamato subito mio padre, mia madre, chiunque potesse darmi una mano e basta.”
Consigli e prevenzione: il messaggio ai giovani
Jolanda Renga ha voluto offrire un consiglio a chiunque si trovasse in situazioni analoghe: “Spero che non vi serva, che non succeda mai. Però se dovesse succedere davvero niente panico, non rispondete, non date corda, non date soldi soprattutto e basta. Un abbraccio.” Le sue parole sottolineano l’importanza della consapevolezza e della reazione pronta di fronte a tali minacce.
Cyberbullismo e revenge porn: rischi e conseguenze
L’episodio mette in evidenza una delle problematiche più attuali del mondo digitale: cyberbullismo e minacce online, fenomeni in crescita spesso collegati al cosiddetto revenge porn. In questo caso, la minaccia potrebbe riguardare anche l’utilizzo di intelligenza artificiale per la creazione di immagini compromettenti, nota come “deep nude”. Tale pratica rappresenta un reato che colpisce la dignità delle vittime e può avere gravi ripercussioni psicologiche e sociali.
Definizione e impatto del revenge porn secondo le autorità
Il Garante della Privacy precisa: “Il revenge porn consiste nell’invio, consegna, cessione, pubblicazione o diffusione, da parte di chi li ha realizzati o sottratti e senza il consenso della persona cui si riferiscono, di immagini o video a contenuto sessualmente esplicito destinati a rimanere privati. Tale diffusione avviene di solito a scopo vendicativo, per denigrare pubblicamente, ricattare, bullizzare o molestare. Si tratta quindi di una pratica che può avere effetti drammatici a livello psicologico, sociale e anche materiale sulla vita delle persone che ne sono vittime”.
Appello alla denuncia e alla responsabilità digitale
La vicenda di Jolanda Renga rappresenta un caso emblematico e un monito per l’intera collettività. La giovane invita a non cedere ai ricatti e a rivolgersi sempre alle autorità, sottolineando quanto sia fondamentale reagire e denunciare per tutelare la propria sicurezza e dignità nel contesto digitale.